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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Dalle guerre ai giochi tutto passa per Putin

MOSCA «Probabilmente non c’è nessun posto migliore per fare questo annuncio. Grazie per il sostegno. Presento la mia candidatura alla carica di presidente della Federazione russa».
Così allo stabilimento automobilistico della Gaz di Nizhnyj Novgorod Vladimir Putin ha rotto finalmente gli indugi dopo mesi di attesa e di mancate risposte alla stessa fatidica precisa domanda sul suo quarto mandato. Il tempo tuttavia era ormai agli sgoccioli: la campagna elettorale per le presidenziali del 18 marzo è alle porte e la prossima settimana verranno definiti dal Senato i termini di presentazione delle candidature. 
REAZIONI POSITIVE
Immediate sono giunte le reazioni positive del mondo politico federale. Felice e soddisfatto si dice lo speaker della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, Vjaceslav Volodin. Il partito del potere, che detiene la maggioranza, Russia Unita, ha subito comunicato il sostegno alla candidatura del presidente uscente. «Questa è una risposta agli avversari del Paese» ha, invece, osservato il leader ceceno, Ramzan Kadyrov.
A 65 anni Vladimir Putin corre, pertanto, per il suo quarto mandato, il secondo consecutivo. Da ben 18 anni dirige il Paese e l’attuale capo del Cremlino è secondo nella speciale classifica di longevità politica dopo Jozif Stalin. 
FAVORITO NEI SONDAGGI
I sondaggi lo danno per netto favorito. I suoi sostenitori vorrebbero una vittoria con il 70% delle preferenze con un’affluenza intorno anch’essa al 70%. Invero l’apatia è il grande pericolo di queste consultazioni come dimostrano i dati delle ultime votazioni, soprattutto nelle due capitali, Mosca e San Pietroburgo. 
L’unico vero possibile avversario di Putin, stando ai sondaggi, è il blogger Aleksej Navalny che, però, potrebbe non partecipare al voto per problemi legali. Altra nota candidata è la soubrette Ksenja Sobchak, figlia del mentore politico di Putin, Anatolij Sobchak, già sindaco di San Pietroburgo negli anni Novanta. 
LIBERTÀ OLIMPICA
Sempre a Nizhnyj Novgorod Vladimir Putin ha dichiarato che lascerà gli atleti russi liberi di partecipare a titolo personale alle Olimpiadi coreane di febbraio 2018, dalle quali è stata squalificata la federazione nazionale a seguito del clamoroso verdetto del Cio di martedì sera a Losanna. Quindi nessun boicottaggio, come alcuni politici federali chiedevano a gran voce. «Non ho mai imposto il compito» alle federazioni di vincere le Olimpiadi di Sochi 2014, ha rimarcato il capo del Cremlino. Insomma non c’è stato un ordine politico dall’alto. 
Come si ricorderà l’ex ministro dello Sport, Vitalij Mutko – oggi vice primo ministro e cervello dei prossimi Mondiali di calcio – è stato squalificato a vita dal Cio. Sarebbe stato lui a coordinare il doping di Stato con tanto di partecipazione, sostengono le testimonianze, dei servizi segreti. 
CARRIERA DA VICESINDACO
Già colonnello del Kgb in Germania est, poi direttore dell’Fsb, Vladimir Putin ha fatto carriera a San Pietroburgo come vicesindaco, braccio destro di Sobchak (uno dei padri democratici della Costituzione russa), prima di trasferirsi a Mosca, lavorando dal 1996 presso l’Amministrazione presidenziale ai tempi di Boris Eltsin. Fu lui il prescelto a succedere all’anziano primo capo di Stato post sovietico grazie alle sue capacità organizzative ed al sapere mantenere la parola. 
La fortuna di un ciclo macroeconomico positivo con quotazioni delle materie prime alle stelle gli ha permesso di far superare la depressione provocata dal crollo dell’Urss nel 1991 alla Russia, che oggi a causa delle mancate riforme negli ultimi anni rivive un periodo difficile. Il giro di vite sui dissenzienti, leggasi politici ed uomini d’affari, è stato forte dal 2000 ad oggi. Tanti intellettuali e businessmen hanno così preferito trasferirsi all’estero. 
MEDIA SOTTO CONTROLLO
Il controllo dei media gli garantisce popolarità. Negli ultimi tempi Vladimir Putin si è fatto riprendere al monte Athos, una delle culle dell’ortodossia, sotto alla bandiera degli imperatori di Bisanzio; ha letto un discorso ai piedi alla statua del Cavallo di Bronzo (Pietro il Grande) a San Pietroburgo ed è andato ad inaugurare in Crimea un imponente monumento a zar Alessandro III di cui l’attuale capo del Cremlino è grande ammiratore. 
In politica estera la pagina più controversa è quella della crisi ucraina, che ha provocato una seconda Guerra Fredda con l’Occidente. Vladimir Putin si è però rilanciato mediaticamente in Medio Oriente, intervenendo a difesa delle comunità cristiane locali e combattendo lo Stato islamico, ufficialmente spazzato via dai militari russi. 
AGO DELLA BILANCIA
Oggi il capo del Cremlino è l’ago della bilancia regionale con il suo sostegno al presidente siriano Assad. Sarà probabilmente lui, insieme ai vincitori del conflitto, a ridisegnare i confini della regione. Ed il suo pensiero non dovrà essere sottovalutato nemmeno per la questione palestinese e di Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele.