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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

«È un pedofilo». E la camorra lo fa ammazzare

C’è uno «stato» nello Stato che può chiamarsi in molti modi. E provvede da sé. Che si chiami mafia, ’ndrangheta, camorra eccetera. E persegue le proprie leggi. Ecco come si può spiegare l’omicidio di Abdelmadij Chafai, tunisino ammazzato due anni fa con due colpi di pistola alla testa.
Nel rione tra piazza Mercato e Case Nuove, una delle zone più popolari di Napoli, le mamme avevano avvertito i propri figli che giocavano in strada: state lontani da quell’uomo. Perché ormai la nomea di quell’uomo, per loro, era diventata una certezza. Ovvero che fosse un pedofilo violentatore. Un ragazzino aveva raccontato ai genitori che il tunisino avesse violentato un suo amico. Quella voce aveva fatto il giro del quartiere. Chissà se fosse vero. Di certo è che quella confidenza sia arrivata anche a chi comandava la zona: il clan Mazzarella. La sentenza di morte per il tunisino sarebbe stata emessa nel giro di poche ore dai boss. E il compito di ammazzarlo fu assegnato a Salvatore Sembianza, arrestato ieri dopo due anni di indagini grazie a un «pentito», ora collaboratore di giustizia.
Stando alle sue rivelazioni Sembianza avrebbe ammazzato a colpi d’arma da fuoco il tunisino per poi bruciarlo avvolto in un telo di plastica. Il magrebino nel giugno 2015 sarebbe stato attirato con un tranello in un’abitazione del quartiere di Poggioreale. E in quell’appartamento, Chafai fu ucciso con due colpi. Poi il cadavere fu fatto a pezzi, chiuso in una busta e bruciato. I resti abbandonati in una discarica.