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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Nasce il Fondo monetario europeo. «Un ministro unico dell’Economia»

BRUXELLES La Commissione europea del lussemburghese Jean-Claude Juncker ha appoggiato il progetto della Germania di trasformare il Fondo salva Stati (Esm) sul modello del Fondo monetario internazionale di Washington (Fmi) e la richiesta della Francia di istituire un ministro dell’Economia e delle finanze della zona euro. Annunciando a Bruxelles le sue proposte di potenziamento dell’Unione economica e monetaria a partire dal 2019, che includono i salvataggi bancari e la garanzia comune sui depositi, prova anche a riguadagnare consenso: da tempo i suggerimenti dei commissari sono poco ascoltati dal Consiglio dei governi, dove è prevalsa la linea della cancelliera tedesca Angela Merkel di sviluppare su base intergovernativa le iniziative Ue più importanti. 
La Commissione ha principalmente proposto dei compromessi per superare le divisioni tra governi del Nord, rigoristi, e quelli del Sud, favorevoli alla flessibilità per stimolare crescita e occupazione. Condivide la trasformazione dell’Esm – istituito durante la crisi su base intergovernativa – in un Fondo monetario europeo. Ma, mentre la Germania ipotizza di assegnargli anche il controllo dei bilanci nazionali (togliendolo ai commissari), l’istituzione di Juncker difende il mantenimento di questo compito proponendo il passaggio del nuovo Esm tra le istituzioni Ue. Sul ministro unico dell’eurozona, che nelle capitali vedono come una evoluzione del ministro ora presidente dell’Eurogruppo, la Commissione suggerisce un suo vicepresidente indipendente dai governi. I 19 ministri finanziari della zona euro non sembrano però disponibili a farsi guidare da commissari Ue, che da sempre partecipano all’Eurogruppo solo come invitati.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha appoggiato la proposta di Juncker sul Fondo salva Stati, precisando che «va in prospettiva ricollocato nell’ambito comunitario e non lasciato nell’ambito intergovernativo». Per il governo italiano, nelle proposte dei commissari sull’Unione monetaria, il problema principale scaturisce però dal rischio di istituzionalizzare l’accordo intergovernativo (Fiscal compact) per la riduzione del debito verso il 60% del Pil in 20 anni (come chiesto da Paesi del Nord). L’Italia, che è stimata non riuscire a riportarlo sotto il 130% nemmeno nel 2019, rischierebbe effetti recessivi e preoccupanti tensioni sociali.