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 2017  dicembre 07 Giovedì calendario

Il Napoli manca il tris

ROTTERDAM La verità è che il Napoli gli ottavi li ha persi a Kharkiv alla prima giornata, non ieri sera a Rotterdam contro un Feyenoord che la vittoria se l’è meritata appieno, e soprattutto non per colpa di Guardiola e il suo City: questo succede quando metti il destino nelle mani anzi nei piedi degli altri. Certo, Pep aveva illuso un po’ tutti fra sms d’incoraggiamento a Sarri e proclami battaglieri, «ce la metteremo tutta», «noi vogliamo vincere sempre», «arriveremo a 21 di fila», ma non ha molto senso prendersela con lui, anche se dopo mezz’ora lo Shakthar in Ucraina stava già avanti 2-0. Non proprio una prova da leoni, già, ma domenica c’è il derby di Manchester ed era inevitabile che l’approccio dei Citizens ne fosse ampiamente condizionato: l’errore, forse, è stato prenderlo troppo sul serio il Pep, credere che l’impresa combinata fosse più facile di quanto fosse davvero. 
I due gol di Bernard e Ismaily hanno messo fine contemporaneamente a due partite, per quanto distanti una dall’altra 2.547 chilometri: il Napoli, che fino a quel punto stava avanti, lì ha come spento la luce e ha di fatto smesso di giocare. E sì che il gol dell’illusione lo aveva messo a segno subito, dopo 90 secondi, con un destro di Zielinski che ha risolto un mischione in area e s’è infilato sotto la traversa di Vermeer. Fino almeno a metà del primo tempo non c’è in realtà mai stata davvero partita, la squadra del popolo – come qui viene chiamata da tutti, a Rotterdam non c’è birreria senza una sciarpa biancorossa appesa dietro al bancone – ha iniziato a imbarcare acqua come spesso fanno le squadre olandesi: piene zeppe di ragazzini di talento che i club mettono in vetrina proprio in partite come queste per poi rivenderli prima dei 20 anni, inevitabilmente pagano il contraccolpo mentale quando le cose non vanno come vorrebbero. Che è poi la stessa ragione per la quale si risvegliano di soprassalto quando il vento invece gira. È infatti esattamente quello che è successo quando a un certo punto i mocciosi di Van Bronckhorst hanno visto sulle facce dei napoletani l’espressione cupa e rassegnata di chi era venuto a sapere che era sostanzialmente tutto finito. 
Da lì in poi non è più stata la stessa serata, per il Feyenoord e i 51mila rumorosissimi presenti dello Stadion si è trasformata in un’occasione imperdibile per dare una lucidata al malandato «dutch soccer». Pochi istanti e fatalmente è arrivato il pareggio: cross di Berghuis dalla destra, palla sulla testa di Jorgensen e Reina immobile. Due errori individuali gravi nella stessa circostanza: prima Hysaj che lascia partire il lancio abboccando alla finta leggibile dell’avversario, poi Albiol che salta come se avesse un sacco di cemento nello zaino. Ma lì era già tutto scritto, era uno di quei casi in cui basterebbe osservare il linguaggio del corpo per capire tutto: Allan rivolto verso la panchina, Diawara con la testa bassa, Albiol con le mani sui fianchi. In pieno recupero il gol del sorpasso, una capocciata di St.Juste che però, paradossalmente, non cambia nulla. Girone di Champions chiuso con la miseria 6 punti, mai così male. Buona Europa League, Napoli.