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 2017  dicembre 06 Mercoledì calendario

Storia di Gerusalemme (capitale) in pillole

 1947 – IL PIANO DI PARTIZIONE
Il piano di partizione della Palestina, approvato dalle Nazioni Unite nel 1947, prevedeva di dividere il territorio – all’epoca sotto mandato britannico – tra tre entità: uno Stato ebraico, uno Stato arabo e Gerusalemme sotto il controllo internazionale. Questo piano venne accettato dai dirigenti sionisti ma respinto dai leader arabi.

1948 – LO STATO DI ISRAELE 
Dopo la fine del mandato britannico, con la prima guerra israelo-araba, nel 1948 venne creato lo Stato di Israele, che fece di Gerusalemme la sua capitale nel 1949, ma la parte orientale della città restò sotto il controllo della Giordania. Dopo la conquista e l’annessione della parte Est della città in seguito alla guerra israelo-araba del 1967, Israele dichiarò Gerusalemme «riunificata» e sua «capitale».

1980 – LA LEGGE FONDAMENTALE 
Una legge israeliana di rilievo costituzionale adottata nel 1980 – la «Legge Fondamentale» – confermò lo status di Gerusalemme come capitale «eterna e indivisibile» di Israele. L’atto venne interpretato come una forma di annessione “de jure” di Gerusalemme Est, e quindi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu deplorò immediatamente la decisione, che non è mai stata riconosciuta dalla Comunità internazionale, che considera Gerusalemme Est come «occupata».

LE AMBASCIATE A TEL AVIV 
Prima della decisione del 1980 e delle relative risoluzioni di condanna dell’Onu, 13 Paesi avevano la loro ambasciata a Gerusalemme: la Bolivia, il Cile, la Colombia, Costa Rica, la Repubblica dominicana, l’Ecuador, El Salvador, il Guatemala, Haiti, i Paesi bassi, Panama, Uruguay e Venezuela. Poi anche questi Paesi, come tutti gli altri, hanno trasferito le loro sedi di rappresentanza a Tel Aviv. Costa Rica ed El Salvador hanno di nuovo installato la loro ambasciata a Gerusalemme dal 1984 al 2006.

OGNI SEI MESI LO STOP DEGLI USA 
Nel 1995 il Congresso Usa approvò una legge – il «Jerusalem Embassy Act» – secondo cui Gerusalemme, «città indivisa», avrebbe dovuto essere riconosciuta come «capitale dello Stato di Israele», e quindi l’ambasciata americana trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme. Il trasloco sarebbe dovuto avvenire entro il 31 maggio 1999. Da allora, però, è stato sistematicamente rinviato con un preciso intervento, due volte l’anno, del presidente americano in carica: il «Presidential Waiver».