Il Sole 24 Ore, 6 dicembre 2017
Il rame perde oltre il 4% travolto dalle liquidazioni
Due mesi fa volava al record da tre anni, sopra 7mila dollari per tonnellata. Ma il rame il rame ha invertito la rotta e ieri è crollato di oltre il 4%, fino a un minimo di 6.507,50 $ al London Metal Exchange. Una seduta così negativa non si vedeva da luglio 2015 per il metallo rosso, che anche al Comex è stato travolto dalle vendite, scendendo sotto la soglia di 3 $/libbra.
Non è del tutto chiaro che cosa abbia scatenato le liquidazioni dei fondi, che sono cominciate fin dal mattino per ingrossarsi nel corso della seduta al cedere di una serie di supporti tecnici. Qualche analista individua l’innesco nella ripresa del dollaro, dopo l’approvazione della riforma fiscale negli Usa. Molte altre materie prime hanno in effetti perso quota ieri, con ribassi pesanti soprattutto per i metalli (anche il nickel ha perso più del 4%). Ma in fin dei conti il biglietto verde non ha registrato violenti strappi al rialzo.
A fornire un pretesto per colpire il rame potrebbe anche essere stata la consegna di 10.650 tonnellate di catodi in magazzini asiatici del Lme: le scorte della Borsa calavano ininterrottamente da oltre due settimane e l’improvvisa inversione «potrebbe aver spaventato il mercato», suggerisce Robin Bhar di Société Générale.
Meno vistosa – ma non tanto da passare inosservata tra gli addetti ai lavori – è inoltre arrivata la notizia, riportata da Platts, dello stallo delle trattative tra le fonderie cinesi e le grandi minerarie internazionali sui TC/RC (Treatment and Refining Charges), ossia le tariffe pagate dai fornitori di concentrati per la produzione di metallo. Jianxi Copper e Tongling Non Ferrous Metals sostengono che finora non è stato possibile finalizzare i termini contrattuali per il 2018 a causa di previsioni contrastanti sui fondamentali del rame. Jiangxi afferma anche che le fonderie cinesi hanno ampie scorte di concentrati e che stanno acquistando poco.
L’entusiasmo degli investitori nei confronti del rame si stava comunque raffreddando già da qualche tempo. Diversi analisti avevano messo in guardia sul fatto che il metallo – tuttora in rialzo del 18% da inizio anno – aveva corso troppo rispetto a quanto giustificato. Gli scioperi nelle miniere, che avevano sostenuto le quotazioni nei mesi passati, non hanno lasciato eredità pesanti sull’offerta. E la domanda – nonostante la forte crescita dell’economia globale – rischia di raffreddarsi, soprattutto in Cina, dove il Governo sta cercando di frenare gli eccessi speculativi anche nel settore dell’edilizia.
.@SissiBellomo