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 2017  dicembre 05 Martedì calendario

Addio ai sogni estivi. È un Milan da incubo

«Odio i lunedì» cantava Vasco, il cantante preferito di De Zerbi. Figurarsi per i milanisti, che per colpa del Benevento hanno appena vissuto il peggior inizio settimana da una vita. Hanno trovato foto di Brignoli sulle scrivanie, immagini di Aldo, Giovanni e Giacomo sugli smartphone e interisti col sorriso ironico. La combinazione «ultima in classifica a zero punti + pareggio al 95’ + gol del portiere» non sarebbe venuta in mente nemmeno al cugino più sadico. La sensazione è che lo shock da Benevento sia ancora forte, perché Brignoli ha fatto lo sgambetto a un malato con le stampelle. Allora è inevitabile ripensare alla stagione sotto un’altra luce, chiedersi che cosa sia andato storto e che cosa si possa salvare. 

1. Apriamo il libro nero. Benevento entrerà nella lista dei giorni neri milanisti?
Probabile. Il simbolo resta il 7 novembre 1982, Milan-Cavese 1-2: il Milan è in B e perde da una neopromossa. I primi anni Ottanta, in questo, per il Milan sono stati terribili: due retrocessioni in tre anni, una a tavolino e una sul campo. Le seratacce di epoca berlusconiana sono diverse: in quei giorni il rumore della caduta è stato direttamente proporzionale alle quote (altissime) a cui viveva il Milan. Il 3-3 di Istanbul col Liverpool e la Champions 2005 svanita, Milan-Juve 1-6 del ‘97, la seconda Fatal Verona (ma la prima era peggiore...), lo 0-4 di La Coruña nei quarti Champions 2004, le luci di Marsiglia. 

2. Gattuso è entrato nel Milan nel modo peggiore. Quante colpe ha?
Poche, anche se l’atteggiamento del Milan nel finale è stato piuttosto disarmante: chiuso nella sua area per difendere il risultato contro il Benevento (e l’inferiorità numerica può essere una giustificazione solo parziale). Gattuso però allena da una settimana e ovviamente sta facendo a modo suo. Anche ieri, ad esempio, allenamento tosto per chi non ha giocato. Prima aveva radunato tutti nello spogliatoio: giocatori, staff medico, fisioterapisti, magazzinieri, ovvero le 20-30 persone che Rino aveva definito fondamentali già il giorno del suo insediamento. Il tutto alla presenza del d.s. Mirabelli. L’allenatore ha chiesto positività e ha ribadito alcuni dei suoi concetti più cari: il senso di appartenenza e la necessità di formare un blocco. 

3. Se c’è un peccato originale, qual è?
Il progetto, dopo quattro mesi, mostra tanti limiti. La squadra costruita da Fassone e Mirabelli non ha mai davvero trovato un assetto stabile o un undici base. Ha cambiato sistemi di gioco, titolari, giocatori-chiave, senza trovare un porto sicuro. Il mercato, logicamente, è stato ridimensionato di conseguenza: il Milan a dicembre ha oltre 200 milioni in più alla voce «spese» e 11 punti in meno in campionato. Questo fa male. L’attacco colpisce più del resto. André Silva, pagato 38 milioni, è da mesi una riserva. Kalinic, arrivato come potenziale titolare, a Benevento ha ritrovato il gol ma per ora sono sempre pochi. Chi in estate pensava servisse un solo numero 9 da 80-100 milioni oggi si sente forte della sua previsione: «L’avevo detto io...».

4. Montella in questa storia è vittima o colpevole?
Gattuso anche ieri ha puntato il dito più o meno apertamente contro la condizione atletica del Milan. Non è un mistero che in 10 giorni abbia voluto sedute intense, faticose, quasi come se sentisse di dover rifare la preparazione estiva. Il discorso è complesso perché qui si scontrano correnti di pensiero sul tema e sullo stile di gioco. Per semplificare, due domande. Il maxi lavoro estivo di «carico» è una condizione imprescindibile o un concetto superato? E questo Milan deve puntare su aggressione, fisicità e seconde palle oppure è una squadra di possesso? Non bisogna esagerare con le classificazioni, ma non è sbagliato dire che Gattuso sceglierebbe sempre la prima risposta, Montella la seconda. Di sicuro, la scelta di cambiare preparatore passando attraverso un lungo processo di casting non ha fatto bene al Milan. E, potendo tornare indietro, Montella probabilmente non lavorerebbe per due mesi sulla difesa a quattro per poi virare sulla linea a tre. 

5. Sì, ma i giocatori?
Difficile salvare qualcuno, le stagioni negative sono un vortice che trascina tutti. A Benevento, Romagnoli e Borini hanno deluso più di tutti, ma tra i milanisti a disposizione di Gattuso solo due hanno una media voto sufficiente: Cutrone e Suso. Spiega molto. Gattuso parla di «gruppo» e da lì ripartirà: serve molto altro, ma è qualcosa.