Avvenire, 30 novembre 2017
Ma la malnutrizione resta la piaga della Corea del Nord
Mentre la Corea del Nord continua gli esperimenti per completare il suo programma nucleare investendo ingenti risorse, nel Paese la situazione alimentare, seppur migliorata rispetto al passato, rimane comunque incerta. Se vi sono ampie aree dove la popolazione conduce una vita regolare, sussistono sacche di povertà e di indigenza, in particolare nelle zone montuose a ridosso del confine cinese, dove lo sviluppo economico e sociale che sta interessando il Paese, fatica ad arrivare.
Anni di mancati investimenti nelle infrastrutture logistiche hanno impedito una equa distribuzione delle risorse. Fino al primo decennio del secolo i finanziamenti a pioggia concessi agli apparati militari da Kim Jong Il per assicurarsi l’appoggio dei generali si sono rivelati deleteri sia per lo sviluppo economico che per quello nucleare. Solo con il passag- gio di potere a Kim Jong Un e l’avvio della politica del “Byongjin” (Sviluppo parallelo) si è cominciato ad assistere a un travaso di finanziamenti verso l’economia civile. Il nuovo corso del leader nordcoreano ha tagliato gran parte dei crediti concessi ai militari, potando i “rami inutili” della Difesa e concentrando l’attenzione verso pochi programmi, in principal modo il programma nucleare e quello missilistico, ad esso strettamente legato. Così facendo i costosi piani voluti da Kim Jong Un per dotare la Corea del Nord di un’arma termonucleare e di un vettore capace di trasportarla sin sul territorio statunitense sono stati in parte assorbiti dai risparmi generali sulla struttura militare.
Così oggi non si parla più di sopravvivenza alimentare, ma di malnutrizione. In pratica vi è sufficiente cibo per tutti affinché nessuno muoia di inedia, ma la varietà degli alimenti è ancora insufficiente. I motivi sono diversi: dalla mancanza di trasporti che riescono a raggiungere le zone meno accessibili del Paese, alla penuria di carburante e parti di ricambio che obbliga numerosi mezzi a restare parcheggiati a lungo; dalla diffusa corruzione degli ammini-stratori locali, alla burocrazia che rallenta la velocità con cui questi trasferimenti possono essere effettuati dal centro alla periferia.
Questa situazione ha portato alla diminuzione degli indici strettamente legati alla fame: la mortalità infantile nel primo anno di vita è calata dal 57,81 per mille nel quinquennio 1995-2000 al 21,99 del quinquennio 2010-15, mentre tra il 2001 e il 2011 i casi di malaria sono crollati da 300.000 a meno di 25.000, e i casi di Tbc sono scesi da 150 per 100.000 abitanti nel biennio 1996/97 a 27 per 100.000 abitanti nel 2012.