Affari&Finanza, 27 novembre 2017
Cinquecento miliardi per la sicurezza interna il business della paura non conosce pause
Il business della paura non sa cosa sia la crisi. Sono soprattutto i budget governativi per la difesa interna – polizia e altre forse dell’ordine, apparecchiature ultramoderne, sistemi di videosorveglianza, intelligence, cybersecurity, tecnologie predittive – a lievitare, fino alla somma record di 500 miliardi, cui si aggiungono gli oltre 1600 miliardi di spese per la difesa “tradizionali” contenuta nei budget degli Stati per il 2017: eserciti, aviazione, marina. È ovviamente il terrorismo che spinge la corsa portando le aziende che si occupano di sicurezza a spingere sulla qualità degli strumenti e cavalcare le nuove frontiere tecnologiche. Secondo le stime delle società di ricerca che monitorano il mercato – come Markets& Markets, Homeland Security Research e NK Wood Research – il giro d’affari dei dispositivi e delle soluzioni per la sicurezza sfonderà presto, come si diceva, i 500 miliardi di dollari raddoppiando i volumi attuali fra spesa pubblica e privata. Sicurezza interna ed esterna ovviamente si integrano e si mescolano. L’ultimo rapporto annuale dello Stockholm International Peace Research Institute ha messo a nudo la profonda incertezza geopolitica, che sta spingendo la crescita globale del commercio di armi, del numero di conflitti e della spesa militare. A mettere a dura prova lo scenario sono oggi i fronti più caldi (quelli in Medio Oriente su tutti), gli sviluppi del programma nucleare della Corea del Nord e la pressione che grava sugli accordi in materia di controllo degli armamenti. L’accordo nucleare iraniano, il prossimo avvio dei negoziati per l’eliminazione delle armi nucleari e la storica pace in Colombia non bastano a far pendere la bilancia sul piatto positivo. Era dunque impossibile attendersi qualcosa di diverso da un tripudio di fucili, pistole, giubbotti, caschi e blindati dall’edizione 2017 del Milipol Paris, l’evento mondiale della sicurezza interna degli Stati andato in scena a Parigi la scorsa settimana, a cui ha presenziato anche il ministro dell’Interno francese Gérard Collomb. «Sicurezza interna significa innanzitutto difesa dall’attacco di terroristi – ha detto il ministro – che oggi vengono adescati sui social network, e per conseguire questa sicurezza occorre migliorare le infrastrutture critiche connesse». C’è poi da considerare l’avanzata del cybercrime e di altri fenomeni più o meno digitali, «senza contare l’altrettanto importante necessità di migliorare le difese delle frontiere». Era quindi altrettanto scontato trovare fra gli stand del Milipol anche realtà con soluzioni meno guerrafondaie e più orientate alla prevenzione: droni anti-esplosivo, intelligenza artificiale per la videosorveglianza, dispositivi di monitoraggio fisico sotto stress, sistemi di scanner antiterrorismo e simulatori di conflitto a fuoco. Fra le bandiere che hanno campeggiato nei vari padiglioni c’era anche quella italiana. Ad attirare l’attenzione dei visitatori nel polo made in Italy è stata soprattutto l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio dei Carabinieri esposta da Intellitronika, azienda romana specializzata in tecnologia per la sicurezza. Un bolide portato a Parigi per far toccare con mano Odino, la piattaforma utilizzata oggi da oltre 3mila fra stazioni e reparti radio dell’Arma integrabile con vari device (body-cam, fondine connesse e altro), che tramite un tablet permette di effettuare in pochi secondi un’interrogazione di diverse banche dati (Europol, Ministero, Aci, Schengen e altre), chattare con la centrale, inviare o mandare in diretta streaming video e foto. «La sfida del settore è sugli ecosistemi», spiega il ceo di Intellitronika, Raffaele Medico. Sempre in ambito sicurezza l’azienda del gruppo Itk, che opera anche nel segmento della sanità digitale con la divisione Intellicare, ha svelato Virgo: è un dispositivo per i Vigili del Fuoco che, tramite un algoritmo proprietario, monitora alcuni parametri vitali (respiro, battito, temperatura), rileva le posture inusuali durante le operazioni e invia, in caso di allarme, dei segnali ad alto impatto sonoro. Difficilmente avrebbe potuto passare inosservata la schiera di aziende israeliane, capitanate dal colosso Rafael. La compagnia statale non si è presentata però con i missili, i carrarmati o i sistemi per la protezione navale, bensì con alcune soluzioni di altro profilo tecnologico. Una scelta in linea con la strategia del governo di Benjamin Netanyahu, che sta portando avanti un progetto di sviluppo del Paese tinto di intelligenza artificiale, startup e tanto digitale. Tra le novità firmate da Rafael ha risaltato il sistema di cavi in fibra ottica pensato per difendere i confini nazionali, gli impianti oil&gas e altre strutture sensibili, capace di rilevare grazie alle vibrazioni del terreno e alle variazioni acustiche eventuali tentativi di intrusione non consentite o di sabotaggio delle reti. Altrettanto interessante, specialmente in tempi di veicoli imbottiti di esplosivi, il dispositivo ideato da Secu-Scan. La compagnia tedesca ha presentato una piattaforma installata a terra, fissa o mobilea seconda dell’occorrenza, in grado di scannerizzare il telaio inferiore di un’auto in pochi istanti e di realizzare una panoramica fotografica in altissima risoluzione. A far assaporare ai visitatori un po’ di realtà virtuale è stata invece l’austriaca Simgun, con un sistema che sfrutta un kit fisico (giubbotto, arma e casco equipaggiati con sensori laser) e una piattaforma software per simulare situazioni reali di conflitto: spari virtuali fino a 1 chilometro di distanza, anche all’aperto e in qualsiasi condizione atmosferica. Per i meno avvezzi a sporcarsi i vestiti, la compagnia ha messo invece a punto dei sistemi di simulazioni video indoor, che funzionano come un videogame con la differenza che la situazione simulata è completamente personalizzabile, dall’attentatore in aeroporto alla rapina in negozio. Altra interessante espressione della sicurezza made in Europe (mercato da quasi 100 miliardi secondo i dati UE), sono stati i droni di Higheye. Velivoli a cui basta dire dove e come andare, nati per la difesa ma utilizzabili per altre applicazioni, come il monitoraggio dei terreni agricoli o il controllo del traffico.