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 2017  novembre 28 Martedì calendario

In calo i contagi di Aids. Ma aumento i casi tra gli under 25

La buona notizia, sul fronte dell’Aids, è che i numeri assoluti delle infezioni diminuiscono. Segno che conoscenza della ma-lattia e percezione del rischio nel nostro Paese stanno progressivamente maturando. Per il resto, c’è ancora moltissimo da fare. E presto. Soprattutto sul fronte che, da solo, basta a far suonare un nuovo campanello d’allarme: quello dei giovani con meno di 25 anni, tra cui i casi di Hiv sono invece in aumento.
È una fotografia in chiaroscuro quella scattata dal ministero della Salute e resa pubblica ieri, a pochi giorni dalla Giornata mondiale per la lotta all’Aids dell’1 dicembre. I dati innanzitutto: sulla base delle ultime rilevazioni dell’Istituto superiore di sanità nel 2016 sono state riportate 3.451 nuove diagnosi di Hiv. È la prima volta che si scende sotto la soglia dei 3.500 ed è anche uno dei pochi segnali di speranza. Si è osservato invece un aumento dell’età media alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: è in diminuzione, cioè, la proporzione di consuma- tori di sostanze per via iniettiva, ma in aumento quella dei casi attribuibili a trasmissione sessuale. Sempre nel 2016 sono stati segnalati 778 casi di Aids conclamato e – questo è significativo – oltre il 50% dei casi di Aids segnalati era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv positive. Si conosce, insomma, l’Aids, ma non lo si riconosce. Le regioni con l’incidenza più alta sono Lazio, Marche, Toscana e Lombardia. E in aumento sono le diagnosi di Hiv tra gli stranieri che vivono in Italia: sono il 35,8%, pari ad un terzo del totale. Per numero di casi l’Italia si colloca al 13esimo posto in Europa, a parità con la Grecia.
Sono comunque i numeri «di una guerra, con 69mila casi dall’inizio dell’epidemia nel 1982 e 44mila morti al 2014» ha ricordato il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. Purtroppo, ha rilevato, «la percezione del rischio diventa sempre più bassa, tanto che vediamo un aumento relativo nella percentuale di casi proprio tra i giovani con meno di 25 anni, e questo è dovuto alla perdita di una memoria generazionale su questa malattia». Il rischio per i giovani, inoltre, corre sempre di più sul web: proprio la rete e le app sono infatti sempre di più utilizzate per incontri “pericolosi”, come emerge da un’indagine pilota condotta dal telefono verde Aids dell’Istituto. Un centralino che quest’anno ha tagliato il traguardo dei 30 anni di attività e che ha all’attivo circa 800mila telefonate, per un totale di oltre 2 milioni di quesiti.
«I dati ci preoccupano per il trend che ci può essere nel prossimo futuro – ha spiegato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin –. Sono ricomparse anche malattie che sembravano dimenticate, come sifilide e gonorrea. La priorità è quindi innalzare immediatamente il livello di attenzione su Aids e malattie sessualmente trasmesse». Proprio per rilanciare l’invito a non abbassare la guardia, nei prossimi giorni partirà la nuova campagna del ministero attraverso spot televisivi e, per intercettare i giovanissimi, online su Youtube. Anche se l’appello alla sola “prevenzione” pecca di miopia: è in educazione alla sessualità, specie fra i giovani, che si dovrebbe intervenire con strategie condivise e di lungo corso che nel nostro Paese ancora mancano drammaticamente.