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 2017  novembre 28 Martedì calendario

Sam, il politico robot (donna) che si adegua alle opinioni di tutti


La politica è sempre più impegnata nella ricerca di volti nuovi, di candidati in grado di ravvivare gli entusiasmi degli elettori nei confronti di un rito in costante calo di popolarità come il voto. Le prossime elezioni generali del 2020 in Nuova Zelanda potrebbero portare a un’evoluzione del fenomeno: la candidatura a primo ministro di quel paese di un politico virtuale in grado di interpretare i bisogni e i desideri di tutti gli elettori e di rispettarne la volontà una volta eletto. È un politico senza volto; anzi, senza nemmeno un corpo. Il futuro candidato risponde al nome maschile di SAM, ma parla e si riferisce a se stesso come se fosse di genere femminile. SAM viene impropriamente definita un’AI, un’intelligenza artificiale, ma è in realtà solo un chatbot, un programma supportato dall’AI che simula una conversazione tra un robot e un essere umano. Per ora SAM non tiene comizi, ma dialoga con i suoi potenziali elettori attraverso Facebook, dove dispensa promesse elettorali del tipo: «La mia memoria è infinita, quindi non dimenticherò mai, né ignorerò, quello che mi dici. A differenza di un politico umano, io prendo le mie decisioni considerando la posizione di tutti, senza pregiudizi. Magari potremmo non essere d’accordo su alcune cose, ma in questo caso cercherò di saperne di più sulla tua posizione, in modo da poterti rappresentare meglio».
Il «padre» di SAM è il neozelandese Nick Gerritsen, un eclettico imprenditore che dopo la laurea in legge e un’attività iniziale di consulente, anche del governo, ha avviato iniziative di successo nei settori del software e della radio, per poi focalizzarsi sempre più sull’ecologia e sulle fonti di energia rinnovabili. La sua creatura virtuale sembra condividere (ovviamente non è una sorpresa) le idee dell’imprenditore. Al momento presenta ancora notevoli lacune e qualche deficit formativo. Non provate, per esempio, a chiederle cosa ne pensa del programma nucleare nordcoreano o di Donald Trump, perché vi sentireste rispondere «non dispongo di informazioni sufficienti per esprimermi sull’argomento». Quantomeno, SAM è onesta. Una volta a regime, imparerà dai contatti con i suoi potenziali elettori quale sia il programma elettorale più gradito e lo modificherà di conseguenza. 
Al momento è francamente improbabile che un chatbot possa legalmente candidarsi a una carica politica. Resta il fatto che è stato proprio un uso innovativo e spregiudicato dell’informatica ad aver consentito il successo elettorale di Donald Trump, grazie a un team di quattro persone (tre delle quali italiane) della società Cambridge Analytica i cui computer, lavorando su un database di 200 milioni di americani, hanno individuato i potenziali elettori del candidato repubblicano, elaborando poi i messaggi mirati più efficaci. L’Intelligenza Artificiale ha insomma già rivoluzionato la politica. 
Quest’anno un film come The Circle ha suggerito scenari inquietanti circa un futuro prossimo in cui la democrazia e il voto potrebbero essere sostituiti dalle interazioni e dai like di Facebook. Eppure fu Benjamin Franklin a dire che «la democrazia è questo: due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare a colazione». Forse, allora, ha ragione il filosofo Slavoj Žižek quando sostiene che il nostro pc sarebbe capace di votare meglio di noi, in quanto potrebbe profilarci esattamente sulla base di quello che guardiamo, leggiamo o compriamo sul web, delle nostre mail e dei nostri tweet. Inoltre non si farebbe influenzare dai nostri sentimenti o da antipatie e valuterebbe con cinica efficienza il candidato e il programma che davvero possono fare il nostro interesse. A quel punto, se il miglior elettore è un computer, perché il miglior candidato non potrebbe essere un giorno un’Intelligenza Artificiale come SAM?