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 2017  novembre 23 Giovedì calendario

Germania, Spd alza il prezzo. «Finanze e esteri per dire sì»

BERLINO Dopo il fiasco dei negoziati per un governo Giamaica, il cerino finisce in mano alla Spd, che potrebbe doversi rimangiare il no a una nuova grande coalizione. Il partito socialdemocratico, alleato junior di Angela Merkel nel governo tuttora in carica, ha preso decisioni affrettate e dovrà forse fare marcia indietro: un no a un bis della Groko proclamato la sera stessa della debacle elettorale il 24 settembre (minimo storico del 20,5%). E il sì a elezioni anticipate dichiarato a squarciagola 48 ore dopo il fallimento dei colloqui per una coalizione fra Cdu-Csu, liberali e verdi. 
IL PRESSING
In una situazione di precarietà politica assolutamente inedita per la Germania, cresce per la Spd la pressione perché ci ripensi. Può è la domanda ricorrente – il secondo partito alle urne lavarsi le mani e lasciare il Paese in balia dell’instabilità? Senza contare poi che la Merkel non ha nessuna intenzione di guidare un governo di minoranza ed elemosinare ogni volta i voti dall’opposizione: troppo rischioso, verrebbe impallinata. Se cambiasse idea sulla Groko la Spd potrebbe invece alzare la posta e pretendere, se non la testa della Merkel, almeno più potere: ad esempio conservare il ministro degli esteri, come piacerebbe al titolare Sigmar Gabriel, e incassare anche quello delle finanze reso vacante da Wolfgang Schäuble.
IL NEGOZIATO FALLITO
Appelli alla responsabilità sono giunti dal presidente Frank-Walter Steinmeier (Spd), che ha già incontrato i leader dei partiti coinvolti nel negoziato fallito, a partire dalla cancelliera Merkel, e vedrà oggi quello Spd, Martin Schulz, proprio per tastare le sue intenzioni sulla grande coalizione. Per le sue affrettate posizioni, Schulz è bersaglio di critiche neanche tanto velate nel partito, tanto che si è sentito in dovere di sottolineare che la «Spd è perfettamente consapevole della sua responsabilità in questa difficile situazione.
OPZIONI NEGATIVE
L’ex capogruppo Spd, e nuovo vice presidente del Bundestag, Thomas Oppermann, ha centrato il punto: «abbiamo tre opzioni e tutte cattive»: nuove elezioni, governo di minoranza Cdu-Csu, grande coalizione. Sono brutte per tutti, ma per l’Spd l’ostruzionismo a oltranza comporterebbe il rischio di un risultato ancora peggiore in caso di nuove elezioni. Molti nel partito ipotizzano un governo di minoranza Cdu-Csu, come per il vice leader Ralf Stegner: per la Spd l’alternativa o mangi la minestra (la Groko) o salti dalla finestra è inaccettabile, meglio un governo di minoranza che la Groko o nuove elezioni. 
Anche per l’altro vice leader Thorsten Schäfer-Gümbel un governo di minoranza è possibile: «non vogliamo una situazione all’austriaca», ha detto riferendosi alle grandi coalizioni succedutesi per decenni a Vienna, e per una Groko mancano le basi. 
L’APPELLO
Ma non tutti la pensano così: un errore avere chiuso a una grande coalizione, dicono in molti. Non si può ignorare l’appello del presidente, ha detto il portavoce dell’ala conservatrice (Seeheimer Kreis), Johannes Kahr. Critiche anche dalla capogruppo in Sassonia, Katja Pähle, e dalla leader Spd in Baden-Württemberg, Leni Breymaier. Anche molti deputati eletti al Bundestag non vogliono nuove elezioni perché rischierebbero di perdere lo scranno appena conquistato. «La Spd non si può sottrarre ai colloqui» sulla Groko, ha ammonito su facebook la deputata Ulla Schmidt. 
IL SONDAGGIO
I tedeschi sarebbero in realtà secondo un sondaggio Bild per nuove elezioni (49,9% ), ma Schulz non può ignorare le critiche interne tanto più che fra due settimane lo aspetta il congresso Spd: lui si ricandida alla leadership ma la sua poltrona traballa e in panchina ci sono due pezzi da novanta: il governatore di Amburgo, Olaf Scholz, e la capogruppo al Bundestag, Andrea Nahles.