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 2017  novembre 23 Giovedì calendario

«Io in Campidoglio anche per mio figlio Roma? Abbandoni la rassegnazione». Intervista a Virginia Raggi

Roma Sindaca Raggi, si aspettava la vittoria così netta a Ostia?
«È la dimostrazione che i romani sono con noi. E un invito a continuare. Nulla va dato per scontato, ma devo dire che abbiamo sempre sentito forte il sostegno dei cittadini sul territorio».
Di Maio ha parlato di «effetto Raggi» in positivo.
«Siamo sulla strada giusta. I cittadini stanno premiando la nostra caparbietà. Vedono che stanno arrivando i risultati». 
Il segnale di Ostia come si riflette su Roma?
«Ci spinge a proseguire, è un incoraggiamento. Spesso per strada mi dicono: non mollate. Noi non abbiamo alcuna intenzione di fermarci».
Avete vinto a Nuova Ostia, al primo turno aveva dominato CasaPound.
«Le sottolineo un dato importante. Tra primo e secondo turno sono state richieste circa 4 mila nuove schede elettorali. Alcune persone che non erano andate a votare al primo turno, hanno deciso di tornare alle urne e molte hanno votato per noi. CasaPound è un pericolo. Gli estremismi nascono dal disagio sociale, non vanno mai sottovalutati».
L’aggressione di Roberto Spada al giornalista e all’operatore della Rai ha convinto molti elettori di sinistra e del Pd a votare M5S?
«Davanti alla violenza credo non ci debbano essere divisioni. Per questo siamo scesi in piazza senza bandiere. Il dialogo avviene tutti i giorni sui progetti. Se ce n’è uno buono delle opposizioni siamo pronti a votarlo. Mi augurerei che anche gli altri facessero lo stesso con noi».
Grillo ha detto che voleva mangiare i giornalisti per poi vomitarli. Lei è scesa in piazza due volte per la libertà di stampa.
«Non confondiamo la satira con la violenza. L’ironia disarma gli interlocutori. Ce lo ha insegnato Dario Fo. Sa qual è la risposta all’ironia? Una risata. A volte basterebbe prendersi meno sul serio. Io sono per la libertà di stampa e non è vero neanche che mi sottraggo alle domande dei suoi colleghi. Come vede le sto rispondendo».
Lei ha chiesto «poteri speciali» e siede al tavolo con il ministro Calenda: non è un ridimensionamento del Campidoglio?
«Sono il sindaco di Roma e di tutti i romani. Se serve alla mia città, comunque, io siedo a tutti i tavoli istituzionali. Questo dovrebbe essere il modo di ragionare di chi fa politica. Se ci sono realmente nuove risorse, ben venga chi vuole collaborare con noi. Le porte sono sempre aperte».
Il 9 gennaio si discuterà la richiesta di rinvio a giudizio per lei.
«Sono molto serena».
Come sono i rapporti con Roberta Lombardi, candidata alla Regione?
«Non cado nella trappola mediatica della contrapposizione tra me e Roberta. Le faccio un grande “in bocca al lupo”. Le darò una mano e vinceremo insieme».
Di Battista ha annunciato che non si ricandiderà per dedicarsi al figlio? Lei che farà?
«Fare politica non significa avere una “poltrona”. Alessandro continuerà a fare politica fuori dal “Palazzo”. Non confondiamo politica con potere. Io voglio migliorare la vita dei romani e di mio figlio. Continuerò a farlo qualsiasi cosa faccia».
Quali sono le cose che a Roma non sopporta?
«La rassegnazione. Noi romani dobbiamo rimboccarci le maniche e far splendere la nostra città. Il voto che ci ha portato in Campidoglio è espressione di questa volontà di cambiamento. È una responsabilità grande, ma non mi tirerò mai indietro».