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 2017  novembre 20 Lunedì calendario

La provocazione del don: uccise più Riina o Bonino?

«Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o Emma Bonino?». Ossia: peggio la mafia o l’aborto? Don Francesco Pieri, docente alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, ha scatenato l’inferno. Il prete, sulla propria pagina Facebook, ha accostato il capo di Cosa Nostra condannato a 26 ergastoli e morto tre giorni fa all’ex ministro degli Esteri, strenua sostenitrice del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. 
Di lì, inevitabilmente, è scoppiato il finimondo. Sia sui siti che ieri pomeriggio hanno battuto la notizia, sia sul profilo dello stesso prete, ora accessibile solo agli “amici”. Sono volati insulti e frasi irripetibili contro il religioso, ma don Francesco ha anche ricevuto migliaia di messaggi di sostegno. Il popolo del web si è diviso: tanti hanno ritenuto decisamente fuori luogo la domanda retorica del sacerdote, ma in parecchi hanno pure risposto senza mezzi termini che per loro è peggio la Bonino. Il sacerdote, col passare delle ore, replicando agli utenti che via via stavano commentando il suo post, ha argomentato il proprio pensiero. «Moralmente non c’è differenza» ha scritto, riferendosi al capo dei capi e all’esponente radicale. Il prete ha voluto sottolineare che il Concilio Vaticano II, con la sua Gaudium et spes, «mette l’aborto (non importa se legalizzato, ospedalizzato e mutuabile o no) in serie con genocidio, omicidio volontario e altri crimini orrendi, tra cui certamente quelli di mafia, e lo definisce “abominevole delitto”. Solo che vedo meno gente disposta a indignarsi e schierarsi per questi innocenti. Anche tra chi metterebbe la mano sul fuoco per il Vaticano II». 
La chiesa bolognese per ora non parla. Su Facebook però il religioso ha incassato il “mi piace” di don Massimo Vacchetti, vice-economo della Curia e responsabile della Pastorale dello Sport. In serata è arrivata la risposta della Bonino: «Gli insulti normalmente qualificano chi li fa e non chi li riceve, e comunque immagino che questo don Piero [in realtà Pieri, ndr] abbia fatto il mio nome per rappresentare milioni di donne che hanno subito in un modo o nell’altro il trauma dell’aborto. L’offesa quindi non l’ha rivolta a me ma a milioni di donne italiane». 
È indubbio che qualcosa all’interno della Chiesa stia succedendo. Non può essere una semplice coincidenza che in pochi giorni decine di religiosi, per di più di una provincia rossa come quella emiliana, se ne siano usciti con asserzioni o gesti polemici. Ieri è stato il turno di don Francesco. A inizio mese don Lorenzo Guidotti, sempre da Bologna, aveva bacchettato su Facebook la 17enne bolognese violentata da un immigrato: «Dopo la cavolata di ubriacarti, con chi ti allontani? Con un magrebino? Notoriamente veri gentlemen (...). Adesso capisci che oltre agli alcolici ti eri già bevuta tutta la tiritera ideologica sull’accogliamoli tutti? Svegliarti seminuda direi che è il minimo che potesse accaderti». Ci sono poi i 70 preti bolognesi che ieri non hanno aderito all’invito della Curia di ospitare a pranzo i profughi alloggiati nell’hub di via Mattei e di consentirgli di trascorrere “la giornata dei poveri” negli oratori. E dunque, nell’Emilia tradizionalmente di sinistra molti sacerdoti hanno cominciato a fare e a dire pubblicamente cose considerate di destra. Quando si dice “la reazione”.