Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 11 Mercoledì calendario

Spagna, fuga di capitali dall’azionario

Nel suo attesissimo discorso al Parlamento il presidente Carles Puigdemont ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna in ossequio ai risultati del referendum ma ne ha sospeso gli effetti in attesa di capire se e come sarà possibile arrivare a una mediazione con Madrid. Una posizione di compromesso che arriva dopo 10 giorni ad altra tensione. Su tutti i fronti. In particolare su quello economico-finanziario con la decisione di diverse aziende, tra cui le due banche Sabadell e Caixa, di spostare la loro sede fuori dalla Catalogna. L’incertezza politica non piace agli investitori e in questo senso non c’è da stupirsi dell’ondata di riscatti che ha colpito i fondi azionari spagnoli.: oltre 200 milioni di dollari nella settimana dopo il referendum. Secondo Epfr Global, che ha reso nota la statistica, si tratta della peggior performance dal 2014 ad oggi.
Anche alla luce di questa fuga di capitali si inquadra la performance della Borsa spagnola che, dal giorno del referendum, ha perso il 2,5% sottoperformando del 3% il resto del mercato azionario continentale che, nello stesso lasso di tempo, è salito di mezzo punto percentuale. Dal giorno del referendum la capitalizzazione del mercato azionario spagnolo si è ridotta di 16 miliardi di euro. Le tensioni si sono scaricate anche sul mercato obbligazionario. I bond emessi dalla Catalogna hanno registrato un’impennata dei rendimenti. Nei giorni scorsi il tasso dei Bonos a 10 anni è balzato fino all’1,75% come non accadeva da marzo di quest’anno. Lo spread tra i BTp e i Bonos, che misura il premio di rischio che il mercato richiede per detenere titoli di Stato italiani rispetto a quelli spagnoli, si è ridotto nei giorni scorsi fino a 37 punti toccando i minimi da dicembre dello scorso anno.
La partita tra Barcellona e Madrid rischia di avere ripercussioni importanti sul fronte economico e l’Italia potrebbe risentirne. Il nostro Paese esporta oltre 20 miliardi di euro all’anno in prodotti e servizi in Spagna e le nostre imprese hanno importanti investimenti nel Paese. Da un’elaborazione su dati S&P Market Intelligence emerge che il controvalore delle partecipazioni azionarie detenute da investitori italiani alla Borsa di Madrid è oggi pari a 18 miliardi e 700 milioni di euro. Questa cifra, destinata a salire con l’Opa di Atlantia su Abertis, fa del nostro Paese il quarto investitore estero sulla piazza di Madrid dietro Stati Uniti (169 miliardi di euro), Francia (40,2) e Regno Unito (35,3).
Il grosso di questi 18 miliardi fa riferimento alla sola utility Endesa controllata da Enel. Un pacchetto azionario che, agli attuali corsi di Borsa, vale 13,7 miliardi di euro. Nessun altro investitore estero ha una partecipazione di questo rilievo alla Borsa di Madrid. Altro investimento di rilievo è quello di Mediaset con la sua controllata spagnola. La quota del 50,5% delle azioni di Mediaset España vale un miliardo e mezzo di euro. C’è poi tutto l’universo del risparmio gestito. I fondi che fanno riferimento a Intesa Sanpaolo risultano avere un’esposizione superiore a un miliardo e 200 milioni sul mercato azionario spagnolo. Quelli di Banca Mediolanum per oltre 700 milioni, quelli di Generali per oltre 560, mentre Arca Sgr ha investito oltre 460 milioni.