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 2017  ottobre 17 Martedì calendario

FAVINO DA OSCAR: "IL TRADITORE DI BELLOCCHIO COME 'IL PADRINO'. ALL'AMERICA PIACE COSÌ" - L'ATTORE PARLA DEL FILM CANDIDATO ITALIANO NELLA CORSA AGLI OSCAR: “IN CINA MA ANCHE A TORONTO LA SCENA DEL MAXIPROCESSO HA FATTO MOLTO RIDERE. OVUNQUE PERÒ GLI SPETTATORI MOSTRANO MOLTO INTERESSE PER BUSCETTA, UN PERSONAGGIO CHE AFFASCINA". ECCO PERCHE’ – VIDEO -

L' Italia ha scelto Il traditore di Marco Bellocchio per provare a entrare nella cinquina dell' International Feature Film degli Oscar, il vecchio "miglior film straniero". Il film su Tommaso Buscetta con Pierfrancesco Favino inizia così un percorso che potrebbe portarlo alla nomination il 13 gennaio. Il regista si è detto "contento" e onorato, "da vecchio anarchico pacifista e non violento, di rappresentare l' Italia in questa sfida". Favino era sul palco del festival del cinema italiano di Annecy quando ha ricevuto la notizia. Lo abbiamo raggiunto al telefono.

Qual è stato il primo pensiero? «Sono molto emozionato. Il primo pensiero è stato di felicità per Marco. Penso che si meriti questa attenzione, questa possibilità. E poi anche di felicità per me, per noi. È stato un film bello, lungo, faticoso. Tutti noi abbiamo dato il massimo, una bellissima soddisfazione».

Il film ha girato il mondo, è arrivato anche in Cina. Qual è la reazione del pubblico nei diversi paesi? «Una cosa che accomuna tutti è l' attenzione per la vicenda. Nel film c' è un modo di raccontare l' ambiente mafioso, che è stato altre volte utilizzato dal cinema, ma qui è raccontato in modo molto personale da Bellocchio. Hanno riconosciuto la bella classicità del film che rimanda a certi titoli del passato, hanno apprezzato la mano del maestro ma anche la sua dimensione popolare».

Qual è la reazione più curiosa che ha incontrato? «In Cina ma anche a Toronto la scena del maxiprocesso ha suscitato molta ilarità. La parte in cui i mafiosi tentano di interrompere l' andamento dell' interrogatorio con quella forma di teatro così evidente ha fatto molto ridere. Ovunque però gli spettatori mostrano molto interesse per Buscetta, un personaggio che affascina per questa altalena di sentimenti suscitati tra empatia e giudizio negativo».

Il 27 novembre il film esce negli Stati Uniti. Che reazioni avete avuto finora da parte dell' America? «Prima Cannes, poi Toronto sono state cartine di tornasole, sia per quel che riguarda le recensioni che le vendite internazionali. Il fatto di aver ottenuto l' interesse di Sony Classic che è un distributore importante conta, il film esce in tante sale, in tante città americane, una rarità. C' è molto rispetto per la storia di Marco come regista e grande ammirazione per la sua capacità di racconto».

È pronto per la campagna americana? «La prima cosa che faremo sarà andare al festival di New York all' inizio di ottobre. Io andrò con Marco e i produttori per accompagnarlo, sicuramente c' è bisogno di rendere familiari certe realtà. Però la mia sensazione è che gli americani amino questa dimensione classica che ricorda loro Il Padrino e alcuni film di Scorsese, ma con l' asciuttezza tipica di Marco».

La mafia al cinema d' altronde l' hanno inventata gli americani . «Sì, certo, anche se va detto che loro parlavano della mafia italoamericana, c' è differenza. Gli stessi protagonisti straordinari del Padrino per quanto personaggi di finzione ricalcano le attitudini della mafia americana, che aveva codici completamente diversi rispetto a quella siciliana, più rurale».

Il film in Italia ha incassato 4 milioni e 700mila euro al botteghino. Cosa ha convinto? «Intanto che parlasse della nostra storia, della storia d' Italia, con protagonista un personaggio che conosciamo ma non benissimo, la presenza di Falcone che è una figura che giustamente ricordiamo in quanto fondante della nostra idea di Stato. Poi ha aiutato il sostegno della stampa e il tam tam del pubblico che ha consigliato ai propri amici di andarlo a vedere, sorprende che molti ragazzi siano andati al cinema. Forse ha avuto una spinta anche dal fatto di appartenere a un genere che le serie, penso a Narcos , ci hanno reso familiare».

Il viaggio è lungo. Come si prepara? «Mi aiuteranno le esperienze fatte all' estero, non è un ambiente totalmente nuovo per me. È un viaggio lungo e importante, speriamo di arrivare in fondo».