Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2017
Austria populista e liberista. Flat tax e fisco più leggero nell’agenda di conservatori ed estrema destra
C’è voglia di un ritorno all’economia liberista di Hayek a Vienna dopo il voto di domenica che ha sconvolto i tradizionali equilibri. C’è voglia di tagli alle tasse e magari di una flat tax, un’idea lanciata dall’estrema destra ma poi oscurata in campagna elettorale dai temi dei migranti. Barbara Kolm, la presidente del Friedrich von Hayek Institute a Vienna e direttrice dell’Austrian Economics Center, è una delle menti economiche dei liberal-nazionali di Strache, una delle consulenti più ascoltate, e ha sostenuto in passato la necessità di introdurre una flat tax per rilanciare l’economia sul fronte dell’offerta secondo i canoni liberisti. Per Vienna sarebbe una svolta epocale: dopo 70 anni di Keynes si tornerebbe a Hayek, che, tra parentesi, era nato proprio qui.
La Kolm, intervistata dal sito conservatore Breitbart di Stephen Bannon e da Russia Today, ha detto che la migliore coalizione possibile per il Paese è quella conservatrice-populista di destra e ha tuonato contro la massiccia ondata di rifugiati che nel 2015 e 2016 ha pesato sulle finanze del sistema economico e sul welfare austriaco, mandandolo quasi al collasso. Candidata alla Corte dei conti austriaca dai liberal-nazionali di Strache nel 2016, non cessa di ripetere che bisogna ridurre la pressione fiscale per rilanciare l’economia che peraltro già corre a un passo di crescita del 3%.
Il fattore di maggiore novità per l’economia austriaca è il fatto che sia l’Övp che il Fpö chiedono tagli fiscali nei loro programmi. L’Fpö parla di 12 miliardi di euro nel suo programma (che è più del 3% del Pil), mentre l’Övp non indica una cifra ma vuole ridurre la progressività e le aliquote per le fasce medie e più basse. Non vuole toccare l’aliquota d’imposta più alta, che è la maggiore nella Ue cioè al 50% (fino a 1 milione di euro di reddito annuo) o del 55% per un reddito superiore a 1 milione di euro.
Dopo aver già guadagnato slancio nei trimestri precedenti, con questi nuovi tagli fiscali l’economia austriaca avrebbe nuova linfa. A trainare la ripresa sono stati gli investimenti in attrezzature e i consumi privati. Anche Franz Schellhorn, presidente del think tank liberista Agenda Austria, collocato a pochi metri dal duomo di Santo Stefano e simile all’Istituto Bruno Leoni in Italia dice al Sole 24 ore che il nuovo governo deve «ridurre il cuneo fiscale, tagliare i contributi sociali e introdurre il principio che per ogni norma introdotta deve esserne abolita un’altra».
Intanto nel laboratorio asburgico di Vienna si cerca di trovare un governo dopo l’esito delle elezioni di domenica con l’Europa attenta osservatrice. Quali saranno le prossime mosse per dare un governo al piccolo Paese alpino dopo il voto che ha dato la vittoria schiacciante al giovane conservatore Sebastian Kurz, 31 anni? L’ipotesi più probabile è una riedizione del governo nero-blu di Wolfgang Schuessel del 2000, ossia un governo conservatore di Kurz con la destra populista, il cui vice sarebbe Heinz-Christian Strache. Sono molti i contenuti che li accomunano: la lotta ai migranti clandestini e all’Islam radicale, la sorveglianza dei confini, il taglio delle tasse sul fronte dell’offerta. La seconda ipotesi riguarda una riedizione della usurata Grande coalizione, tra popolari e socialdemocratici, dove Kurz sarebbe cancelliere e l’attuale ministro della Difesa socialdemocratico, Doskozil, potrebbe essere il numero due. Un’ipotesi però negata in campagna elettorale da entrambi i partiti e che non sarebbe ben accetta dalla maggioranza degli elettori, stanchi del sistema ingessato del consociativismo proporzionale che per 70 anni ha guidato il Paese portandolo all’immobilismo.
Ma c’è una terza ipotesi in campo, apparentemente sorprendente. A Vienna tra i ben informati, tra cui funzionari vicini al leader nazionalista Strache che parlano con Il Sole 24 ore a condizione dell’anonimato, non si esclude nemmeno, una strana alleanza, come avviene già con reciproca soddisfazione nella regione del Burgerland, tra l’estrema destra e la socialdemocrazia. A guidare l’operazione sarebbe il ministro delle Difesa socialdemocratico, Doskozil e la forte pressione dei sindacati dei metalmeccanici a difesa delle manifatture a rischio delocalizzazione: in questo caso l’attuale cancelliere uscente Christian Kern potrebbe essere riconfermato al suo posto e Strache diventerebbe il suo vice. Nel partito Spö ci sarebbero già feroci scontri tra chi non vuole nemmeno sentir parlare di questa ipotesi e chi invece è pronto allo sdoganamento dei liberal- nazionali pur di restare al governo.