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 2017  ottobre 12 Giovedì calendario

Il «leader» voltagabbana che si infiltra nei cortei altrui

«Pappalardo? Non è cattivo. Ma parla con quei toni accesi. Fa iniziative indisponenti. Istiga». Il ritratto più colorito del generale Antonio Pappalardo lo fa il leader dei Forconi, Danilo Calvani, contadino, che ormai lo guarda con sospetto: «Non è nemmeno tanto coerente, secondo me ha qualcuno alle spalle».
Ma chi è il generale, riapparso, all’improvviso, a rubare la scena ai Cinque Stelle che combattevano l’ultima battaglia contro la legge elettorale? Baffi alla don Peppone e sguardo luciferino, è stato molte cose prima di ricomparire gridando contro i parlamentari «abusivi» e intimando lo scioglimento del Parlamento in «esecuzione della sentenza della Consulta». «Sono un carabiniere», rivendicava anche sulla piazza soffiata alla Lega, che era stata autorizzata. Ma è stato anche «sindacalista», guidando a più riprese il Cocer dei carabinieri. E parlamentare, quando, dopo aver occhieggiato all’ex Msi, voltò le spalle a Gianfranco Fini e fu eletto con il Psdi. È stato sottosegretario nel governo Ciampi ma è stato mandato via per i guai giudiziari procuratigli dalle accuse contro i vertici dell’Arma. Via via fino all’ultima veste: quella di leader del Movimento Liberazione Italia da lui stesso fondato, e definito nell’alveo dei Forconi.
È qui che Calvani sobbalza: «Non sta con noi. Si infiltra. Se sa che c’è una protesta, anche di sinistra, arriva. Dice “sono un generale”. Qualcuno gli dà retta. Mica lo puoi cacciare. Ma quando fece quella denuncia contro il Parlamento abusivo e convinse i nostri ad arrestare Osvaldo Napoli, noi passammo i guai, sospettati di eversione, lui niente. Come mai?».