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 2017  ottobre 11 Mercoledì calendario

«Festini a Siena? In città lo sanno tutti. Se ne parlò anche all’assemblea Mps». Intervista a Pierluigi Piccini

SIENA Di storie di presunti omicidi camuffati da suicidi – la morte dell’ex capo della comunicazione di Mps, David Rossi – e festini orgiastici con presenze eccellenti e innominabili, se ne parlava da tempo a Siena.
Voci di popolo, certo. Ma adesso che Pierluigi Piccini, 67 anni, ex sindaco, raffinato intellettuale e già direttore aggiunto del Monte dei Paschi France, le ha raccontate in televisione – credendo di non essere ripreso dalle telecamere – si sono trasformate da pettegolezzo noir a racconto uscito dalla bocca di un personaggio molto autorevole e attendibile.
Tant’è vero che il procuratore di Siena, Salvatore Vitiello, ha interessato del caso la Procura di Genova – competente per le indagini sulle toghe senesi – per fare luce su quelle dichiarazioni-choc «di magistrati senesi coinvolti, in “festini” a base di “cocaina” che si sarebbero tenuti in due ville, una in una località tra Siena e Arezzo e l’altra in zona di mare». E proprio ieri la Procura di Genova ha aperto un fascicolo, ancora senza alcuna ipotesi di reato.
Conferma le accuse dottor Piccini?
«Io non accuso nessuno riporto soltanto quello che mi è stato raccontato e che tutti a Siena sanno».
Ci dica che cosa sanno i senesi.
«Che David Rossi non si è ucciso, ma è stato assassinato. E io, che David lo conoscevo molto bene, ne sono assolutamente convinto. Nulla di nuovo».
Ma lei ha parlato anche di orge a base di droga alle quali avrebbero partecipato magistrati. E questa è una notizia-bomba...
«Io ho solo riportato voci che mi ha raccontato qualcuno, mi sembra un avvocato romano, e anche queste circolano da tempo in città. Non sono novità, almeno per noi senesi. Lei pensi che nel 2013 durante un’assemblea del Monte dei Paschi un consigliere comunale parlò pubblicamente di personaggi orgiastici e pervertiti».
E che cosa avrebbero a che fare i festini con la morte di David Rossi?
«Non spetta a me indagare. Io so soltanto che, appena due giorni prima di morire, David mandò un messaggio a un alto dirigente di Monte dei Paschi avvertendolo che avrebbe raccontato tutto ai magistrati. Queste cose le sto ripetendo da anni».
E perché la procura di Siena non l’ha ascoltata?
«Questo non lo so. Io sono pronto a parlare con i magistrati in qualunque momento».
Adesso sulle sue dichiarazioni indaga la Procura di Genova. Che ne pensa?
«Sono contento. E a disposizione. Perché voglio che la verità su David Rossi venga fuori una volta per tutte. Anche se ci sono state due inchieste che hanno archiviato la sua morte come un suicidio io sono convinto che l’abbiano ucciso».
Come fa ad esserne così certo?
«Conoscevo David molto bene, da sindaco era stato un mio collaboratore. Era impossibile che potesse fare un gesto del genere. Per la sua cultura, per la sua voglia di vita. Aveva ferite compatibili con una colluttazione, dalla finestra è caduto in modo innaturale e il suo orologio pare sia stato gettato giù mezz’ora dopo, sette fazzoletti sporchi di sangue sono stati trovati nel suo studio senza che nessuno abbia analizzato il dna e adesso sono stati distrutti. Aveva chiamato l’anziana madre dicendole che stava arrivando, così come la moglie. Aveva minacciato di andare a raccontare tutto alla magistratura. I magistrati hanno detto di non aver trovato prove sufficienti né un mandante per avvalorare l’ipotesi dell’omicidio. Ma se non c’è movente del delitto qual è quello del suicidio? Le motivazioni sono ancora più deboli di quelle dell’omicidio».
Marco Gasperetti