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 2017  ottobre 11 Mercoledì calendario

Tecnica anti cancro nelle indagini dei Ris

Come la divisione delle cellule del tumore riesce a diventare un aiuto per analizzare i reperti trovati sulla scena del crimine. Come una tecnica, messa a punto in oltre dieci anni di lavoro tra computer e provette, si è trasformata nella nuova arma per distinguere i diversi fluidi biologici rimasti sul terreno, sugli abiti o sulla vittima.
L’applicazione, il suo nome è DEPArray, nata in Italia nei laboratori del gruppo Menarini-Sylicon Biosystems si trova ora ad essere utilizzata su due fronti diversi: quello dell’analisi del cancro e quello delle indagini investigative. Da qualche giorno, infatti, DEPArray è a disposizione dei Carabinieri dei Ris (Reparto investigazioni scientifiche) per l’individuazione biologica degli autori del crimine. Per isolare il loro profilo genetico.
LE CURE
Con questa metodica è possibile svelare il Dna di un tumore, in modo di arrivare a cure sempre più personalizzate. Anche partendo dalle biopsie più piccole. Obiettivo: poter scegliere farmaci sempre più selettivi e mirati nel colpire i diversi sottogruppi di cellule. Famiglie di tumori differenti. Ognuna delle quali da trattare con cure diverse. Per arrivare a capire questa diversità è necessario scomporre il tumore nelle sue componenti e andare ad analizzarle separatamente. La tecnologia DEPArray è quella che permette oggi di isolare cellule tumorali anche da campioni infinitesimali di biopsie. Una per una, vengono isolate tutte le diverse cellule tumorali presenti nel campione di un paziente. L’apparecchiatura è in grado di recuperare singole cellule rare con un grado di purezza del 100%, a partire da campioni come sangue, midollo osseo, liquido pleurico, tessuti da biopsia. Le cellule selezionate attraverso questo sistema sono mantenute intatte, vive e capaci di riprodursi, e quindi pronte per successive indagini molecolari.
Il nuovo utilizzo della tecnica è frutto di un lungo lavoro portato avanti dai Ris di Roma e dall’azienda. I reperti biologici raccolti dagli investigatori sono spesso composti da materiale di tipo diverso e sovrapposto. Condizione che rende particolarmente difficile la lettura. La tecnologia, lo studio è stato pubblicato sulla rivista Forensic science international) è in grado di separare le cellule che appartengono a diversi liquidi umani come sangue, saliva, liquido seminale. Arrivando ad ottenere in maniera pura il profilo genetico.
LA COLLUTTAZIONE
«Non è tutto così semplice come si vede nelle fiction della tv – spiega Francesca Fontana responsabile ricerca in Biologia Menarini – e spesso il Dna che viene analizzato è misto e confuso. In molte occasioni non è possibile ricondurre quel materiale ad una sola persona. I fluidi, pensiamo ad una colluttazione, si mischiano e danno vita ad un Dna complesso e indecifrabile. Pensiamo ad un omicidio preceduto da uno scontro fisico violento. Il sangue e la saliva della vittima e dell’assalitore possono sovrapporsi e poi, la separazione, può risultare complicata».
La metodica italiana (la prima intuizione più di dieci anni fa di due giovani ingegneri Gianni Medoro e Nicolò Manaresi) riesce ad isolare le diversità e dare un nome ad ogni dettaglio genetico. Ecco le similitudini tra l’analisi di cellule tumorali (mutuata dalle microletture elettroniche) e la scienza investigativa.
LE TRACCE
«Il progetto – a parlare è il Tenente Colonnello Andrea Berti, Comandante della sezione di Biologia del Reparto – è senza dubbio la novità più promettente e rivoluzionaria che il mondo della genetica forense ha visto negli ultimi anni. Continueremo a lavorare intensamente sul progetto per capire fino in fondo i limiti di questa tecnologia e poterla poi applicare anche a tracce infinitamente piccole che ricerchiamo sulla scena di un crimine».
I Ris e Menarini hanno analizzato un mix di liquidi riprodotto ad hoc in laboratorio. I risultati delle analisi hanno consentito, nel cento per cento dei casi, di identificare i fluidi e il corrispondente ritratto genetico.