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 2017  settembre 25 Lunedì calendario

Matusalem con cedola super. Ma c’è il rischio di tassi più alti

Rendimenti più alti. Sì ma quando? Certo non in tempi brevi, perché la crescita economica del globo vuole ancora sostegno. Il dilemma dei risparmiatori che si domandano se convenga restare investiti a lungo, o addirittura lunghissimo termine o se convenga già ridurre la durata media del portafoglio per non patire perdite potenziali sui prezzi dei titoli, è sempre più attuale. E l’emissione del Matusalem bond centenario da parte del governo austriaco (2 per cento circa di rendimento per il prossimo secolo) ha acceso nuovi riflettori sull’argomento. 
Ma andiamo con ordine che cosa succederà adesso? La ripresa c’è. Che sia merito delle banche centrali o delle imprese è un dilemma di poco rilievo, perché contano i risultati. Lenti, graduali, ma già significativi. Ed è naturale, come spesso si verifica, passare dal pessimismo generalizzato all’ottimismo seppure moderato. In ogni caso tutto induce a ritenere che non sia tanto ravvicinato il momento in cui la Bce muterà strategia, abbandonando il Quantitive Easing e guardando con maggiore attenzione al possibile aumento dei tassi d’interesse. 
Le conseguenze 
La conseguenza immediata per gli investitori è che i rendimenti – nulli per le durate brevi e poco brillanti per le scadenze di medio periodo – rimarranno nello stato attuale. Per un livello superiore di redditività bisogna affacciarsi su durate vertiginose, quelle appunto dei Matusalem bond. Una definizione un po’ folkloristica che lascia però intendere quanto lontana sia la data di rimborso prevista. 
E qui i risparmiatori si dividono. Chi segue il mercato giorno dopo giorno non si fida. Preferisce aspettare qualche mese, forse la prossima primavera e forse la primavera inoltrata, per investire su titoli così lunghi. Perché queste emissioni piacciono a molti: sono più liquide delle altre, in sostanza si possono comprare e vendere senza soluzione di continuità. Aspetto che caratterizza anche le altre durate, ma le più lunghe sono il cavallo di battaglia delle grandi banche d’affari: ne conseguono scambi sempre più consistenti. A questo si accoda anche l’attività al dettaglio degli investitori non professionali. In ogni caso, spostando in avanti la data di acquisto, non è da escludere che si possa comprare lo stesso strumento finanziario a prezzi inferiori. Accettando il rischio di non guadagnare nulla nell’arco di tempo in cui il denaro è inattivo. 
Gli altri 
Chi invece guarda all’introito creato dal flusso costante degli interessi o alla possibilità di dar vita a lungo termine ad una rendita per sé o per i figli o, perché no, per i nipoti, può scegliere un portafoglio che accolga emissioni governative e societarie. Da un lato, utilizzandolo per riscuotere cedole di buon livello. Dall’altro, per reinvestire le cedole nello stesso strumento che le ha pagate. In modo tale che, alla scadenza, il valore nominale del titoli di Stato o dell’obbligazione salga e si attesti a valori pari ad una volta e mezzo, se non due, rispetto al valore iniziale. In questi casi, l’investitore è poco sensibile alle quotazioni giornaliere dei titoli che acquisterà, perché l’ottica è di lungo o lunghissimo periodo. Accanto a Btp, Bonos spagnoli, emissioni austriache – magari non la durata cento anni, perché troppo troppo lontana— e belghe, oltre che obbligazioni della Bei ci possono stare società quali Volkswagen, General Electric, AT&T, Électricité de France. Se l’obiettivo è una cedola super ci sono poi i Matusalem con prezzi sopra cento. Una scelta da ponderare. Oltre a beneficiare di introiti da interessi medio alti, scegliendo questa opzione matureranno minusvalenze, perché il rimborso dei prestiti avrà luogo al valore nominale, nella maggior parte dei casi. Le minusvalenze contribuiranno a compensare eventuali plusvalenze realizzate successivamente, per un arco temporale di quattro anni.