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 2017  settembre 20 Mercoledì calendario

Dolori, fasciature e adrenalina. Valentino prepara il miracolo

Ieri pomeriggio è tornato in pista e ci è rimasto più di due ore. Testardo, incosciente, romantico. La gamba destra fasciata stretta, la stampella dimenticata nel box e un dolore nero che non lo ho lasciato mai. Ma quanta adrenalina nelle vene. La voglia di correre è più forte di tutto, Valentino. È partito, si è fermato per riprendere fiato, ha ricominciato. Venti giri in sella alla Yamaha YZF-R1N con cui lunedì aveva infilato sei tornate a denti stretti. «Sensazioni positive», dicevano quelli del suo clan, lasciando il circuito di Misano. «Si può fare». Però che male. No, Rossi non vuole mancare domenica ad Aragon: lo sa bene, è la sua ultima occasione per restare aggrappato al sogno del decimo mondiale. E allora vale la pena di soffrire, di rischiare. In serata è tornato a casa a Tavullia, si è tolto le bende e ha messo del ghiaccio sulla gamba infortunata. Un’altra sessione di fisioterapia prima di prendere sonno. Oggi ha in programma una visita medica, ma non sarà “quel” dottore a dire l’ultima parola: toccherà a lui, al Doc, decidere se può esserci. E chi gli sta vicino in questi momenti ci scommette: prenderà l’aereo per la Spagna, alle 10 di venerdì mattina lo vedrete con gli altri piloti per la prima sessione di prove libere. La vera incognita è se potrà resistere per tre ore e mezza alla guida della M1, prima del via. Perché nel fine-settimana sono in programma 4 sessioni da 45 minuti l’una, più le qualifiche, che se il pesarese le fa entrambe è un’altra mezz’ora in sella. Una sofferenza infinita, Valentino sa anche questo.
«Ci sarà, conosco quel ragazzo. Non so se in gara potrà fare grandi cose in pista, però non conta. Sarà comunque un’impresa storica. Magari alla fine non diventerà campione del mondo, ma sarà il campione di tutti». Claudio Costa, per mezzo secolo il medico della MotoGP, aveva soccorso Valentino quel giorno di 7 anni fa quando – al Mugello – il numero 46 s’era procurato la stessa frattura: tibia e perone. «Solo che era scomposta, l’osso era uscito e aveva bucato lo stivale. Lo avevamo risistemato subito sotto pelle per evitare infezioni». Rossi tornò alle gare dopo 40 giorni. «Questa volta sarebbero 22 dalle prime libere, ma intanto ha già cominciato. In 50 anni ho visto altri recuperi simili: la verità è che un pilota – ma anche un uomo qualsiasi – può trovare dentro di sé delle motivazioni che lo spingono ad andare oltre la logica, al di là del pensiero razionale. Dalle avversità si può risorgere: e in questo senso, Vale può essere un grande esempio per tutti». Sì, ma la gamba? «È fasciata stretta, contenuta, per evitare che si gonfi. In caso di una nuova caduta, l’arto più vulnerabile è l’altro, il sinistro. Nel destro c’è una bella vite che tiene insieme tutto e protegge, poi da quel lato sarà concentratissimo. Sull’altro, invece…». Comunque vada, racconta Costa, «sarà un’impresa. Sono felice che Valentino a 38 anni abbia ancora tutto questo desiderio di correre, di vivere: è un amico, e non smetterà mai di esserlo».
Povero Michael Van der Mark: il pilota olandese di 24 anni, nominato ufficialmente dalla Yamaha come sostituto di Rossi, vede allontanarsi il debutto in MotoGP. Dei “sensibili e positivi progressi di riabilitazione” del Doc parla anche la casa di Iwata in un comunicato ufficiale. Valentino ad Aragon: chi l’avrebbe mai detto, il giorno dopo lo sciagurato incidente facendo enduro? «Io. Sì, lo sapevo che ce l’avrebbe fatta: sono stato il solo a scommetterci». Carlo Pernat, che nel 1996 fu il primo manager del pesarese, ci aveva azzeccato. «Ma scusate: uno che lascia di notte l’ospedale contro il parere dei medici e la mattina dopo va a fare fisioterapia, cosa vuol dire? Che ha una voglia pazzesca, e che nessuno riuscirà a fermarlo. Domenica non so dove potrà arrivare, non aspettatevi grandi cose. Ma non importa. Tanto, resterà sempre il numero uno».