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 2017  settembre 17 Domenica calendario

Milano capitale (anche) dell’Aids

Milano capitale dell’Hiv, il virus che causa l’Aids. Dall’inizio del 2017 nella capitale meneghina sono stati accertati 400 nuovi casi di infezione, e delle 130mila persone sieropositive in Italia, oltre 20mila risiedono in Lombardia, la regione che registra un incremento del 20% di nuovi riscontri, rispetto all’anno precedente. Un dato allarmante, perché i nuovi casi riguardano soprattutto i giovani maschi tra i 25 e i 29 anni, che sono stati scoperti solo in seguito ad accertamenti per altre patologie, ed in questa fascia d’età i contagi risultano aumentati addirittura del 40%, con prevalenza tra i giovani gay. Molti di loro, infatti, sono inconsapevoli portatori del virus, perché ignorano di averlo contratto, e sono convinti che si tratti di una patologia ormai debellata, per cui non eseguono controlli specifici e di conseguenza contribuiscono a diffonderlo tramite i rapporti occasionali, tipici di questa fascia di età; la loro attenzione verso questa infezione è progressivamente diminuita con la diminuzione dei decessi per Aids, cosa che però non ha fatto decrescere il numero dei contagi che anzi risulta in aumento, soprattutto nell capitale lombarda. L’allarme proviene dall’ospedale San Gerardo di Monza e dal San Paolo di Milano, che hanno reso noti i dati della sieropositività in Lombardia, sottolineando che 15mila di questi pazienti vivono e operano tra Milano e l’hinterland. 
ALLARME SOTTOVALUTATO 
Questa è una generazione che non ha vissuto i tempi durissimi delle morti di Aids, che hanno portato via idoli come Freddy Mercury, Rock Hudson o Magic Johnson, che considera il morbo confinato nell’immaginario degli Anni Ottanta e che invece è ancora attualissimo, e che deve obbligatoriamente essere informata e rieducata in proposito, perché molti di questi ragazzi non si preoccupano affatto della propria sieropositività, vedono che molti loro coetanei sono sieropositivi come loro e non se ne curano, non sapendo che l’impatto dei farmaci sulla qualità della loro vita non è paragonabile alle conseguenze del virus. 
Alla quota dei giovanissimi che si infettano va aggiunto, inoltre, il serbatoio dei casi di Hiv cronici, che è fisiologicamente in aumento. L’Istituto Superiore di Sanità registra in Italia oltre 4mila nuovi casi di infezione virale all’anno, ovvero 11persone al giorno, ma tali cifre sono sottostimate e sono da interpretare tenendo presente che l’Oms Europa denuncia almeno 122mila italiani sieropositivi che non sanno di esserlo, i cosiddetti “pazienti fantasma”, che non sanno di aver contratto il virus, che sono circa uno su sette del totale degli infetti, e questi soggetti arrivano in ospedale anche dieci anni dopo il contagio, quando la situazione è grave, e soprattutto dopo aver infettato almeno una dozzina di altre persone. Se non curato, il paziente sieropositivo si ammala certamente di Aids, perché il virus dell’Hiv esprime la malattia in media dopo una decina di anni, ma tutto dipende dal proprio sistema immunitario, perché ai più deboli da questo punto di vista bastano anche due anni. Il 66% dei sieropositivi si sottopone alle terapie specifiche ed efficaci contro la virosi del secolo, evitando così di ammalarsi della sindrome da immunosoppressione, ma sono in aumento anche quei pazienti che rifiutano le cure perché si sentono bene, non hanno disturbi, e decidono che per motivi di lavoro non possono permettersi di star male per gli effetti collaterali dei farmaci, sui quali sono stati informati. La diffidenza nei confronti delle terapie è il risultato del diminuito allarme su tale patologia, sulla quale si sono spenti i riflettori, e che invece sta riprendendo piede, soprattutto tra quei ragazzi che paradossalmente non la temono, della quale non hanno più paura, considerandola una infezione inevitabile per il loro stile di vita, il quale, secondo loro, non viene da essa compromesso. 
NUMERI ALLARMANTI 
Se Milano risulta la città maggiormente colpita dall’epidemia, bisogna però prendere in considerazione l’incidenza dell’infezione, ovvero i casi diagnosticati ogni 100mila abitanti, per constatare che dopo Roma, la città più grande d’Italia, i sieropositivi sono 3,7 ogni 100mila persone a Vibo Valentia, il 3,6 a Bergamo e Pisa, il 3,5 a Livorno e sono soprattutto giovani. La perdita di memoria generazionale aggrava la situazione, per cui le autorità sanitarie stanno valutando di far ripartire le campagne informative, adattandole ai social network, per interrompere la catena infettiva, ripartendo proprio dai test, poiché risulta che un italiano su tre ritiene ancora che la malattia sia confinata al mondo dei trans, gay, prostitute e tossicodipendenti, e quindi non ha mai eseguito il test. Ovviamente in questi anni la società italiana è cambiata, e il fattore che non può essere sottovalutato è l’incidenza dell’immigrazione, perché in Italia il 27% degli Hiv positivi è straniero, quasi uno su tre, un dato preoccupante, che giustifica il fatto che statisticamente restiamo sempre fermi alle 4mila diagnosi l’anno. 
Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi, in Italia ci sono stati quasi 70mila i casi di Aids, con circa 43mila pazienti ormai deceduti, in prevalenza uomini, mentre continua a diminuire l’incidenza di nuove diagnosi nelle donne. Una epidemia molto depotenziata dagli anni novanta grazie ai nuovi farmaci antiretrovirali, ma la peste del nuovo secolo non è passata, è diventata forse sotterranea, ma è ancora viva e continua a diffondersi, soprattutto a Milano.