la Repubblica, 13 settembre 2017
Giustizia shock, Mastella assolto 9 anni dopo
NAPOLI «È una riparazione a dieci anni di sofferenze». Prova a dire solo questo Clemente Mastella, un nodo in gola, quando la notizia lo raggiunge nella sua casa di Ceppaloni, vicino a quella Benevento di cui oggi è sindaco. Al suo fianco la consorte, Sandra Lonardo, aggiunge: «Abbiamo pianto, sono dieci anni che non dormiamo la notte». Dieci anni di sofferenza, ma anche di storia italiana che ieri sono andati in fumo, ridotti a incidente dalla sentenza con cui il tribunale di Napoli ha mandato assolti i coniugi Mastella e altri esponenti di quello che era l’Udeur, il loro partito.
Erano tutti accusati di concussione per vari tentativi di imporre nomine o esercitare pressioni nelle aziende sanitarie campane, ma anche all’allora presidente della Regione Antonio Bassolino. Sono stati tutti assolti con formula piena, perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato. Assolti nel merito anche laddove il pm aveva chiesto la prescrizione, per la signora Lonardo. Ma intanto in quei dieci anni è cambiato il paese. Era il gennaio del 2008. L’inchiesta, nata presso la Procura di Santa Maria Capua Vetere, divenne di rilevanza nazionale quando, il 16 gennaio, la signora Lonardo, allora presidente del Consiglio regionale della Campania, venne arrestata, e messa ai domiciliari, proprio nella casa di Ceppaloni. Il marito era a Roma e non era un giorno qualsiasi. Doveva relazionare alla Camera sullo «stato della giustizia», ma il discorso cambiò radicalmente e si trasformò nelle sue dimissioni da Guardasigilli nell’allora governo di Romano Prodi: «Ho paura – disse – devo stare vicino a mia moglie». Poi seppe di essere indagato anche lui, e la speranza di Prodi, di respingerne le dimissioni, andò in fumo. Successe anzi che Mastella passò all’opposizione e diede il suo contributo, il 24 gennaio, al voto di sfiducia in Senato, che costò la caduta di quell’esecutivo.
Tutto inutile. La sentenza di ieri, espressa dalla IV sezione penale del tribunale di Napoli, dice che in sostanza il «sistema Udeur», come fu definita allora l’ipotesi accusatoria nei confronti di un intero partito, non esisteva. Eppure l’assoluzione è l’occasione perché l’uomo di Ceppaloni rispolveri il suo vero partito, la Dc che fu, nella persona di Giulio Andreotti. «Ricordo cosa mi disse allora – commenta il Mastella già più politico – a me, disse Andreotti, hanno risparmiato la famiglia, a te neppure quella». È anche una giornata in cui ha respirato di nuovo aria di governo: il ministro Claudio De Vincenti è venuto a Benevento a inauguragli un insediamento della Nestlè per la produzione di pizza surgelata. Ma certo in serata deve aver ricordato i tempi in cui a Palazzo Chigi c’era lui. A sua volta la signora Sandra si mette nei panni di un cittadino comune: «È una giustizia troppo lenta. Noi abbiamo resistito perché siamo una famiglia unita, non so ad altri cosa sarebbe capitato».