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 2017  settembre 13 Mercoledì calendario

Mps «congela» le tasse della Sicilia

Già litigavano da anni nei tribunali, con richieste di danni per centinaia di milioni e anche esposti penali; ma ora lo scontro tra Montepaschi e Regione Siciliana circa la società delle tasse, Riscossione Sicilia, sale di livello. Arrivando all’incrocio quasi paradossale di una banca in mano al Tesoro che blocca gli incassi delle tasse alla società di riscossione dell’isola che da due anni non paga le rate sui fidi ricevuti.
Due settimane fa l’istituto presieduto da Alessandro Falciai e guidato da Marco Morelli, appena passato sotto il controllo dello Stato, ha disposto la sospensione dello scoperto del principale conto corrente di Riscossione Sicilia, l’ex esattoria che fino al 2006 si chiamava Montepaschi Serit ed era di proprietà della banca. In sostanza Siena ha bloccato almeno 120 milioni sui 160 di affidamenti,approfittando degli incassi della prima rata della rottamazione delle cartelle.
Non è un atto da poco: di fatto la banca ora semipubblica sta privando l’ente pubblico siciliano di un polmone di liquidità fondamentale per la sua stessa sopravvivenza. Questa è, almeno, la contestazione dell’azienda guidata dall’avvocato catanese Antonio Fiumefreddo, che ha reagito con una raffica di carte bollate: una diffida ad agire a Mps – dove si prospetta anche un’ipotesi di reato, l’appropriazione indebita, visto che «la brutale revoca del fido» ha riguardato soldi che non sono di proprietà di Riscossione ma degli «enti impositori» (come Inps o i Comuni) per conto dei quali l’ente li ha riscossi – e un ricorso d’urgenza ex articolo 700 che sarà discusso mercoledì 20 al tribunale di Palermo.
Siena ribatte: è stata una sospensione «in via prudenziale al fine di non pregiudicare ulteriormente le prospettive di recupero». Insomma, un atto dovuto e indipendente per salvaguardare il patrimonio. Falciai, Morelli e l’intero consiglio sono stati compatti nella decisione, dopo che l’Assemblea regionale siciliana, il 10 agosto, ha votato una legge nella quale si propone la liquidazione di Riscossione entro il 2018. È stato questo passaggio ad avere determinato un «ulteriore deterioramento del quadro valutativo» che ha spinto Mps ad agire: «Dovere di diligenza del buon banchiere». A quanto pare, per cortesia istituzionale, è stato informato il ministero dell’Economia.
La chiave è l’articolo 1461 del codice civile che si riferisce appunto alle «mutate condizioni patrimoniali del contraente». Ma Riscossione è tornata in utile – contesta Fiumefreddo – per 2,7 milioni, la prima volta dopo 21 anni. Il bilancio 2016 è stato approvato pochi giorni fa, il 27 agosto.
La vicenda insomma è quanto mai intricata e complessa. Per dirimerla è stato fissato un incontro a Palermo il 15 settembre tra gli uomini di Riscossione, il capo del legale di Mps, Riccardo Quagliana, e il vicedirettore generale Angelo Barbarulo. Ma trovare una soluzione non appare semplice.
La lite sul conto corrente è solo uno dei tanti fili del groviglio di contratti, prestiti, mutui e fidi che si trascina da 11 anni, da quando Mps vendette l’esattoria all’attuale Riscossione. Allora venne pattuito un prezzo «provvisorio» di circa 20 milioni, che in tutti questi anni non è mai diventato «definitivo». Riscossione e la Regione presieduta da Rosario Crocetta contestano quel contratto anche con esposti in procura. Il prezzo pagato, sostengono, sarebbe stato in realtà molto più alto: tra interessi sul prestito concesso all’acquirente per rilevare Serit e altri fidi, Mps avrebbe incassato oltre 60 milioni, che i siciliani rivogliono indietro: la richiesta di danni a Mps davanti al tribunale di Palermo è di 106 milioni. Siena a sua volta lamenta che Riscossione è diventata la prima posizione deteriorata, classificata come «inadempienza probabile» e solo per senso di responsabilità Siena non ha proceduto a far valere i decreti ingiuntivi ottenuti a inizio anno.
Un tentativo di definire la partita c’è stato lo scorso maggio. I colloqui tra Crocetta, Fiumefreddo e la banca avevano portato a un accordo per il varo di un piano di risanamento (ex articolo 67). Solo che i tempi burocratici per nominare l’advisor non sono quelli attesi da Mps, visto che la gara regionale è ancora in corso. Inoltre, lamenta Siena, non è arrivato «quell’imprescindibile supporto dell’azionista di riferimento Regione Siciliana». Anzi, il Parlamento siciliano ha votato la liquidazione dell’ente (scelta che Fiumefreddo considera una ritorsione nei suoi confronti per avere rivelato i nomi dei deputati regionali morosi – ma questa è davvero un’altra storia siciliana). Che fine farà Riscossione? Dovrebbe confluire in Equitalia. Cioè nella società del Tesoro. L’azionista di Mps.