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 2017  settembre 13 Mercoledì calendario

«Ecco tutte le mosse per candidare Berlusconi. Ma sarà durissima». Intervista a Piero Longo

ROMA Uno squadrone di avvocati convocati da Silvio Berlusconi si sta preparando per la trasferta di Strasburgo dove il 22 novembre si celebrerà l’attesissima udienza davanti alla grande chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu): quel giorno i giudici europei stabiliranno se il Senato italiano ha commesso oppure no un abuso applicando la legge Severino e deliberando nel 2013 la decadenza dal seggio parlamentare dell’ex premier dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale. Nel collegio difensivo del Cavaliere – oltre Niccolò Ghedini e Franco Coppi e lo specialista di Cedu Andrea Saccucci – c’è l’avvocato Piero Longo, deputato di Forza Italia, che spiega: «La battaglia è difficilissima ma vale la pena combatterla fino in fondo».
Avvocato, i tempi della Corte permetteranno a Berlusconi, nel caso la sentenza sia a lui favorevole, di essere riammesso al Senato prima della fine della legislatura?
«La grande chambre è fissata per il 22 novembre ma per avere la pubblicazione della sentenza bisognerà attendere i tempi estenuanti della burocrazia europea. Ci sono da considerare i passaggi tecnici delle traduzioni degli atti. Possono decidere anche lo stesso giorno ma non si può dire quando avremo la pubblicazione della sentenza. È improbabile che il tutto avvenga entro il mese di febbraio del 2018».
Ma la sentenza potrebbe arrivare prima delle elezioni politiche del 2018, se si dovesse votare a maggio.
«Questa tempistica potrebbe essere probabile. Ma c’è una ragione politica, non solo italiana, che regolerà i tempi: perché si tratta di stabilire se un leader europeo, un ex premier, ha avuto una decisione conforme alla legge oppure no. Non è semplice il quesito da sciogliere».
Ammettiamo che la Corte dia ragione a Berlusconi...
«Per la riammissione in Senato sarà lo stessa Aula a decidere se riconsiderare la sua decisione del 2013. E il Senato, in forza dell’autodichia, può decidere quello che crede. Fino a non applicare la sentenza di Strasburgo eventualmente favorevole a Berlusconi pur rischiando un conflitto tra istituzioni sull’immediata esecuzione della stessa».
Parallelamente, l’ex premier punta sulla riabilitazione che, se arrivasse prima delle elezioni, neutralizzerebbe gli effetti della «Severino» consentendogli di candidarsi alle politiche 2018.
«L’8 marzo del 2018 scattano i tre anni dal momento in cui è stata espiata la pena. Decide il tribunale di Sorveglianza di Roma, luogo di residenza di Berlusconi, ma anche qui non c’è certezza sui tempi».
Gli altri procedimenti penali a carico di Berlusconi costituiscono un ostacolo sulla strada della riabilitazione?
«No, per la riabilitazione si deve guadare al comportamento successivo alla condanna».
Berlusconi «riabilitato» sarebbe candidabile, dunque?
«La Severino si applica “salvo che sia intervenuta la riabilitazione”».
La candidatura «con riserva», cioè in attesa di una pronuncia, potrebbe essere una soluzione?
«Potrebbe».
E il ricorso al Tar davanti nel caso l’Ufficio centrale elettorale dovesse cassare la candidatura di un Berlusconi non ancora non riabilitato?
«Come ci insegnava il grande professore Leopoldo Mazzarolli, con la giustizia amministrativa è fattibile tutto quello che è possibile. Tutto e il contrario di tutto».
Le strade per la candidatura di Berlusconi sembrano tutte in salita, non trova?
«Il diritto è così. E il diritto europeo è ancora peggio. D’altronde, il ricorso a Strasburgo lo abbiamo fatto nel 2013. E siamo nel 2017».