La Stampa, 20 agosto 2017
Manie, miti e sortilegi, c’è tutto un mondo dietro l’eclissi solare
Poche cose ci sembrano così sicure (e scontate) come il fatto che il Sole sorga ogni giorno, e che splenda nel cielo fino al tramonto. E poche cose, allora, possono riempirci di stupore quanto vedere la sua luce indebolirsi in maniera insolita, in pieno giorno, fino a sparire del tutto per alcuni minuti. Non è come il passaggio di una nuvola: la diminuzione di luminosità è repentina, netta, le ombre sono dure e strane. E non somiglia a un tramonto: i colori sono pallidi, con una tinta fredda completamente diversa da quella del crepuscolo. La temperatura cala di colpo, gli animali diventano inquieti. Sembra davvero la fine del mondo. Anche noi esseri umani del ventunesimo secolo, smaliziati e tecnologici, consapevoli dei meccanismi dell’universo e capaci di prevedere in anticipo ogni più piccola mossa della volta celeste, di fronte a un’eclissi di sole proviamo un’inquietudine viscerale, un minuscolo residuo del terrore che questo avvenimento provocava nell’antichità, quando non si sapeva nulla delle sue cause e quando si presentava senza preavviso, senza che nessuno, neanche i più vecchi e saggi, avesse mai visto nulla di simile in vita sua. Non a caso, gli antichi resoconti delle eclissi solari sono pieni di miti e di storie che cercano di darne una ragione: collere divine, mostri che divorano il sole, amplessi cosmici. Non è solo l’oggettiva spettacolarità dell’evento, o il fatto che esso ci privi momentaneamente della luce e del calore che ogni cultura associa alla vita. C’è anche che, a differenza di altri fenomeni astronomici, le eclissi interessano ogni volta regioni ristrette del globo terrestre. Se il sole sparisce per me ma non per i popoli vicini, facile pensare che si tratti di una punizione, di un cattivo presagio.
Oggi che sappiamo tutto, resta la scarica di adrenalina. Un po’ come guardare un film catastrofico sapendo che in fondo è tutto finto, e che fuori dal cinema la vita ci aspetta per riprendere il suo corso come al solito. C’è gente che dopo aver visto un’eclissi solare totale ha deciso che ne voleva ancora, e ha passato il resto della vita a inseguirle in giro per il mondo. Ce n’è circa un paio l’anno, da qualche parte, e rincorrerle è un modo come un altro per fare i turisti, potendoselo permettere. C’è anche chi lo fa per la scienza, perché durante un’eclissi solare si possono studiare fenomeni che normalmente ci sono preclusi. Se invece non ci si vuole muovere da casa, bisogna essere pazienti. Come gli americani, che aspettavano da quasi un secolo che un’eclissi totale attraversasse il loro territorio da una costa all’altra, e adesso non vedono l’ora.
C’è poi uno spettacolo altrettanto bello di quello che si vede nel cielo: e sono le facce di quelli che, per una volta, smettono di guardare in giù e alzano gli occhi verso l’alto, e ridono e trattengono il respiro e si commuovono, ricordandosi che siamo tutti quanti, e tutti insieme, su una minuscola roccia che gira attorno a una stella, e che dipendiamo dalla sua luce.