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 2017  agosto 20 Domenica calendario

La Sagrada Familia, quella basilica simbolo della cristianità europea è un inno all’immortalità

Ogni città vive di simboli che la rendono universale agli occhi delle persone, senza distinzione di razza, cultura e genere. Si tratta d’immagini che popolano le nostre menti, tanto potenti da rimanervi aggrappate nella nostra memoria e non è un caso che, dovendo scegliere cosa colpire di una metropoli, s’individuino quei luoghi specifici così da trafiggere nel profondo il cuore e l’anima della sua comunità.
La notizia di scegliere proprio la Sagrada Familia come primo obbiettivo per colpire a morte Barcellona non stupisce affatto, perché proprio questa possente basilica rappresenta il simbolo più noto e riconoscibile della capitale catalana, oltre che essere uno dei centri ecumenici più importanti della penisola iberica. Non stiamo parlando solamente di un monumento d’arte e architettura unico al mondo, ma anche del fatto che questa chiesa, iniziata il 19 marzo del 1882 e non ancora completata, debba la sua esistenza alla costante raccolta di donazioni popolari che consentono la sua progressiva costruzione. Quindi, la Sagrada Familia è innanzitutto un monumento collettivo alla fede cristiana e ogni frammento di questo complesso edificio è stato pensato come narrazione in forma di pietra delle Sacre Scritture e di tutti i pilastri simbolici della cultura cristiana. Coerentemente con questa missione la cattedrale è uno straordinario laboratorio creativo che deve la sua fortuna al genio indiscusso di Antonio Gaudí, padre dell’architettura modernista catalana e uno dei progettisti più noti al grande pubblico per la capacità unica di dare forma a opere ogni volta sorprendenti.
La storia della cattedrale è legata a doppio filo alla vita di quest’autore che viene chiamato a soli 31 anni a prendere il posto di Francisco de Paula del Vilar Y Lozano, l’architetto invitato a progettare una grande chiesa per la Congregazione Figli e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia. Grazie a una prima, importante raccolta di fondi si comprò un isolato intero nella periferica Eixample, e posò la prima pietra della cappella di quella che sarebbe dovuta diventare una grande chiesa in stile neo-gotico. A distanza di un anno, Lozano abbandonò il progetto e la scelta cadde su Gaudí, alle prime armi ma trascinato da una fede potente che lo portò a dedicare più di 40 anni della sua vita al progetto, di cui gli ultimi 15 votati unicamente alla costruzione di questa singola opera.
L’unicità di questo capolavoro anomalo, ibrido eccezionale tra un’anima gotica, il sogno di un’architettura che s’ispira alla Natura e tecniche moderne sperimentali, è dato dal fatto che non esistono i disegni finali di Gaudí per portare a compimento l’edificio. L’autore catalano si mosse in questo cantiere come un vero mastro medioevale, forte del fatto che la raccolta dei fondi gli avrebbe dato tempo per soppesare le diverse soluzioni per completare un’opera che sarebbe sicuramente continuata dopo la sua morte. Alla sua morte, nel 1926, erano in piedi solo una facciata, l’abside e le quattro torri frontali che vennero completate dal suo assistente nei 10 anni successivi. Non esisteva altro di quell’imponente monumento che oggi possiamo ammirare e che è stato consacrato solamente il 7 novembre 2016 da Benedetto XVI, grazie al lavoro di altri architetti e scultori che si sono susseguiti interpretando il pensiero del creatore. In quella fabbrica Gaudí ha provato forme e geometrie che nessun architetto moderno ha mai osato avvicinare, convinto che l’unica vera fonte d’ispirazione per le imponenti colonne, archi, volte e pinnacoli dovesse essere unicamente Madre Natura. Così la massa imponente e visionaria di questo edificio, che mette insieme le cattedrali gotiche catalane e l’immagine del Montserrat, montagna sacra della cultura catalana, è una sequenza di geometrie estreme, tutte forme ispirate dal mondo naturale e trasposte in volumi unici per reggere il carico e la spinta di questo possente edificio di 110 per 80 metri, cinque navate per 4500 metri quadri, 18 torri e una capacità stimata di 14.000 fedeli.
Già nel 1936, all’inizio della Guerra Civile Spagnola, un gruppo di anarchici dette fuoco alla cripta, ma risparmiò la chiesa considerandola un’opera d’arte. La Sagrada Familia sfida il tempo e la storia, opera collettiva, laboratorio di tecnica e bellezza, simbolo di un Europa salvaguardare con cura.