Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 20 Domenica calendario

Emergenza sisma, diventa un caso l’addio di Errani. I sospetti del Pd

Alla scadenza del primo anno di mandato, il 9 settembre, Vasco Errani non proseguirà il suo incarico di commissario per la ricostruzione in Centro Italia. La notizia, anticipata dal Quotidiano Nazionale e dal Corriere Adriatico, non è stata confermata ufficialmente, ma il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni starebbe già cercando una figura tecnica per ridisegnare la governance della ricostruzione post sisma. Che Errani si svincoli per candidarsi alle prossime elezioni? L’ex presidente dell’Emilia-Romagna, amico di Pier Luigi Bersani – che con lui ha intrapreso l’avventura di Mdp – nega, attraverso il suo staff, che la decisione di non rinnovare l’incarico sia legata a ragioni politiche. Ma a pochi mesi dalle elezioni, si fa presto a fare il collegamento. Nel Pd, infatti, non l’hanno presa bene. In modo ufficioso accusano Errani di mollare un incarico istituzionale a metà del guado – la fase dell’emergenza finirà solo a febbraio – per ragioni politiche. Critico il Movimento Cinque Stelle: l’addio «è un fallimento dei governi Renzi e Gentiloni che ricade sul Paese e, in particolare, sulle zone colpite».
Chi è vicino a Errani la racconta in modo diverso: si ritiene ragionevole affidare maggiori responsabilità ai presidenti di Regione. Più di una volta si è detto che devono essere loro a governare il processo di ricostruzione. E alla luce di questo, il suo disimpegno sarebbe una decisione «collegiale». Inoltre, viene fatto notare, l’emergenza riguarda la Protezione civile non il lavoro del commissario, che ha posto invece le basi per la gestione ordinaria.
Intanto domani lo stesso Errani, con Gentiloni, il nuovo capo della Protezione civile Angelo Borrelli, i quattro governatori di Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria, terrà una conferenza stampa a un anno dalle prime scosse che hanno distrutto interi paesi. In quest’occasione dovrebbe essere annunciato il cambio al vertice della struttura commissariale, che verrebbe ridisegnata affidando nuove responsabilità ai presidenti delle Regioni. Gentiloni ne ha parlato con i suoi: non ci saranno dimissioni perché l’incarico di Errani scade a settembre. Il premier sarebbe stato informato dallo stesso commissario alcune settimane fa. Per questo si sarebbe già attivato per individuare un tecnico, un prefetto o anche un militare per la fase più operativa della ricostruzione. Anche se non è escluso che la cabina di regina possa essere coordinata da Palazzo Chigi, dallo stesso premier o da un membro del governo.
Errani era stato nominato dall’ex premier Matteo Renzi a settembre scorso: un profilo politico, legato a quella parte del Pd che poi è andata via, ma allo stesso tempo forte dell’esperienza da commissario per la ricostruzione post sisma in Emilia del 2012. Dopo le dimissioni di Fabrizio Curcio da capo della Protezione civile, la possibile uscita di scena di Errani cambia le figure di riferimento sul post terremoto. E i sindaci sono divisi nei giudizi. Per alcuni, come quello di Visso Giuliano Pazzaglini, una gestione affidata alle Regioni sarebbe «un vantaggio operativo», per altri significa «dover ricominciare da capo». Il sindaco di Arquata del Tronto Aleandro Petrucci ha mandato a Errani un sms: «Gli ho scritto che se se ne va inizio lo sciopero della fame». La prima reazione del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi è di dispiacere: «Onore delle armi a Vasco Errani. È vero che con lui ho avuto un rapporto conflittuale ma sempre di massima lealtà. Si è creato anche un rapporto umano, sono stati mesi di preoccupazioni condivise e i rapporti nati nel dolore crescono di più» ma, aggiunge, «gli unici che rimangono sempre sono i sindaci, per noi cambia poco».