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 2017  agosto 20 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 147 (Pericle. La democrazia ateniese alla prova di un grand’uomo)   Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca   PERICLE, LA FORZA DELL’ELOQUENZA Labbra

LIBRO IN GOCCE NUMERO 147 (Pericle. La democrazia ateniese alla prova di un grand’uomo)
 
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PERICLE, LA FORZA DELL’ELOQUENZA
Labbra. «La grandezza di un uomo è come la sua reputazione; vive e respira sulle labbra altrui» (Rivarol)
Pericle. Pericle, nato tra il 494 e il 493 a.C. ad Atene. Il padre Santippo portò alla vittoria le truppe ateniesi in occasione dello scontro di Capo Micale, alla fine delle seconda guerra persiana. La madre, Agariste, era una delle figlie degli Alcmeonidi, una delle più illustri famiglie ateniesi.
Alcmeonidi. Gli Alcmeonidi, che godevano di grande considerazione, dovevano tuttavia vedersela con l’accusa non solo di essersi macchiati dell’empietà dei loro antenati, ma anche di intrattenere relazioni equivoche con i tiranni di Atene. L’accusa di empietà risaliva ai primi tempi dell’Atene arcaica. Tra il 630 a.C. e il 620 a.C., un certo Cilone, vincitore delle gare olimpiche e inebriato della propria vittoria, tentò di impossessarsi del potere ad Atene con l’aiuto del tiranno Megaro. Il suo tentativo fallì miseramente: assediati dagli ateniesi, i cospiratori si rifugiarono sull’Acropoli, ai piedi della statua della dea, assumendo la condizione di supplici. Accettando di lasciare il tempio dopo avere avuto la garanzia di essere risparmiati, furono poi massacrati su istigazione degli Alcmeonidi che, in quell’occasione, si macchiarono di una colpa che si trasmise da una generazione all’altra.
Leone. Secondo Erodoto, la madre di Pericle, poco prima della nascita del futuro stratega, avrebbe sognato di partorire un leone. In quanto segno inviato dagli dèi, il sogno costituiva una prova d’elezione. Eppure il segno era quantomeno ambiguo: perché evocava le leggende sulla nascita di alcuni tiranni; inoltre, perché da Omero in poi, il leone era associato al potere regale e di conseguenza era in totale disaccordo con l’immaginario democratico.
Cultura. Pericle seguì un’approfondita formazione retorica, preferendo di gran lunga gli esercizi oratori alla cultura fisica.
Forza. Un giorno il re di Sparta, Archidamo, interrogò il principale rivale di Pericle, Tucidide di Alopece, per sapere quale dei due uomini fosse più forte nella lotta. Sconcertato, quest’ultimo gli avrebbe risposto: «Questo sarebbe difficile a stabilirsi, perché quando io l’ho gettato a terra nella lotta, egli persuade coloro che l’hanno visto che non è caduto, e vince».
Pungiglione. «Pericle fu l’uomo più eloquente del mondo. Quando si presentava, era come i corridori eccellenti, superava di dieci piedi gli altri oratori con la sua parola. Un’eloquenza rapida, ma oltre alla rapidità, una sorta di Persuasione aleggiava sulle sue labbra, al punto che era l’unico oratore a lasciare il suo pungiglione nell’orecchia di coloro che lo ascoltavano» (dalla commedia Demi di Eupoli)
Ira. Pericle affrontò diverse volte l’ira del popolo senza mai tradire la minima irritazione. Si sa, ad esempio, che una volta rimase per un giorno intero sotto la gragnuola d’ingiurie e offese che un disgustoso e spudorato figuro riversò su di lui, tacendo, sulla piazza del mercato, e benché avesse affari urgenti da sbrigare. A sera si avviò verso casa, composto come sempre, e seguito dall’uomo, che continua a insultarlo in tutte le maniere possibili. Quando arrivò alla soglia era ormai buio; perciò comandò a uno dei suoi servitori di prendere un lume e accompagnare il seccatore fino a casa sua.
Debiti. Pericle, così ossessionato dal non contrarre debiti che una volta il figlio Santippo, stanco di non ricevere abbastanza soldi dal padre, mandò a prendere del denaro da un amico di Pericle in nome del padre. «Quando più tardi quel tale lo ridomandò, Pericle, per tutta risposta, gli intentò un processo. Il giovane Santippo, indignato, prese a insultare il padre» (Plutarco).


Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 20/8/2017