Gazzetta dello Sport, 20 agosto 2017
L’Isis minaccia l’Italia
Rita Katz, la signora irachena che da Bethesda in Maryland monitora i siti dell’Isis, fa sapere che sul canale Telegram quelli dello Stato islamico minacciano direttamente l’Italia. Le parole riferite tra virgolette, per ora senza altre considerazioni, sono queste: «Il prossimo obiettivo è l’Italia».
• E noi che cosa facciamo?
Dicono le agenzie che il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, «è al lavoro» e si tiene in contatto col ministro dell’Interno, Minniti, col ministro degli Esteri, Alfano, e col ministro della Difesa, Pinotti. Il livello dell’allerta non è stato alzato. Le agenzie ricordano anche che, subito dopo la strage di Barcellona, il ministro Minniti chiese al Comitato di analisi strategica antiterrorismo, riunito con due ufficiali dell’Antiterrorismo spagnolo, «misure di sicurezza rafforzate intorno agli obiettivi più a rischio, nei luoghi dove c’è particolare affluenza e in quelli di aggregazione». I prefetti attendono, da questo Comitato, istruzioni. Si prevede che saranno messe sotto controllo le località turistiche, in particolare alberghi, bed&breakfast, autonoleggi, percorsi pedonali. Analisi di concerti, feste patronali, sagre, spettacoli pubblici. Ieri barriere jersey (moduli in calcestruzzo o plastica o cemento armato) sono state piazzate in Galleria, a Milano, con l’idea che un furgone jihadista possa irrompere qui da una delle numerose entrate. La vicesindaca Anna Scavuzzo ha detto: «Ci stiamo concentrando sul Duomo e sulla Gallleria e stiamo facendo le verifiche per il posizionamento dei jersey in Darsena e ai Navigli». Altre barriere saranno presto piazzate in San Babila, Castello Sforzesco, piazza Gae Aulenti, ma non in corso Buenos Aires. Dovrebbero essere attuati controlli anche sul noleggio dei furgoni.
• E a Roma?
A Roma, ieri mattina in prefettura, s’è riunito il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. L’idea è di piazzare fioriere in via del Corso e in via dei Fori imperiali, già presidiate da quattro camionette dell’esercito sul lato piazza del Popolo (via del Corso), e, per quello che riguarda i Fori, da mezzi blindati sia dalla parte di piazza Venezia che dalla parte del Colosseo. Altre pattuglie sono previste sul lungomare di Anzio e di Nettuno. Controlli particolari su furgoni e autonoleggi (Ncc).
• Resta la vecchia questione: come mai fino ad oggi l’abbiamo scampata?
Esclusa per carità di patria la voce popolare che a proteggerci sia la criminalutà organizzata in cambio di vari favori ipoteticamente resi agli uomini del Califfo e ai loro complici che trafficano in esseri umani. Protezione fornita non per amor di patria, ma per non avere troppa polizia addosso. Un elemento che, autolesionisti come siamo resistiamo a prendere in considerazione, è quello della nostra bravura in questo campo, riconosciuta anche da personaggi di livello internazionale come Luttwak. Ci deriva dall’esperienza del terrorismo anni Settanta e da una capillare vigilanza sul territorio (commissariati e tenenze dei carabinieri). Al 31 luglio, grazie a questa rete di controllo, risultavano espulsi dall’Italia, cioè riaccomagnati al loro paese e consegnati alla polizia locale, 67 islamici pericolosi, una pratica, questa, che risale ai tempi del ministro Pisanu. Le operazioni con Minniti si sono moltiplicate: sono state controllate 190.909 persone (77.961 l’anno scorso), sono stati ispezionati 65.878 veicoli (19.693 l’anno scorso). È il cosiddetto controllo sull’area grigia. Aiuta anche la politica filoaraba seguita dai nostri governi fin dai tempi più antichi. Molte informazioni ci arrivano direttamente da Tunisia, Egitto, Marocco, Giordania. Paesi che molte volte abbiamo aiutato noi nella lotta al fondamentalismo, sgominando le cellule che operavano nel nostro paese.
• Che cosa si sa di Barcellona?
Moussa Oukabir, il ragazzino di 17 anni che si supponeva alla guida del furgone assassino delle Ramblas, è tra i cadaveri di Cambrils, dove è avvenuto lo scontro a fuoco di mezzanotte. Si ipotizza adesso che l’autista del van assassino sia un Younes Abouyaaqoub, marocchino di 22 anni, che sarebbe però riuscito a scappare in Francia varcando la frontiera a bordo di una Renault Kangoo presa a nolo. La cellula dell’attentato era formata da dodici elementi, tutti abitanti a Ripoll, dove sarebbero stati indottrinati dall’imam Abdelbaki Es Satty, per ora irreperibile, o forse morto nell’esplosione dell’edificio di Alcanar, quello dove stavano preparando le venti bombole di Tapt, il tremendo esplosivo noto col nome di «madre di Satana». Il giornale El Confidential scrive che il piano iniziale prevedeva un attacco con tre furgoni carichi di esplosivo Tatp e bombole di gas per distruggere la Sagrada Familia, il celeberrimo tempio di Antoni Gaudì simbolo di Barcellona. Il fatto che mani maldestre abbiano fatto saltare in aria la casa di Alcanar è consolante per gli analisti, i quali confronto le goffaggini di questa impresa con la precisione dell’attacco ai treni del 2004. Vale a dire: il jihad ha perso quota nel passaggio da Al Qaeda all’Isis, che restano due formazioni terroristiche sunnite, ma in concorrenza.
• Notizie sui morti? Sui feriti?
Tra le vittime c’è un’altra italiana, Carmen Lopardo, 80 anni, originaria della provincia di Potenza e da 60 anni in Argentina. Tra i feriti permangono gravissime le condizioni di 15 persone.