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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Strage dell’Isis a Barcellona

I morti di Barcellona sono dodici o più probabilmente tredici, un numero destinato a salire purtroppo perché degli 80-90 ricoverati in ospedale quindici sono gravissimi. Tra le vittime è probabile che ci siano degli italiani: la Farnesina ha lanciato un preallarme, e comunque membri della nostra Unità di crisi sono partiti già ieri sera per Barcellona. Un terrorista sarebbe stato ucciso, il governo catalano ha fatto sapere che gli arrestati sono stati due, ma non ha detto i loro nomi. L’uomo che ha affittato il furgoncino si chiamerebbe Driss Oukabir e uno dei due arrestati potrebbe essere lui. Il Site, cioè il sito diretto da Rita Katz che monitora le esternazioni islamiche sul web, dice che l’Isis ha rivendicato l’attentato attraverso la sua agenzia Amaq, e a conferma mostra un teston in arabo che conterrebbe la rivendicazione. La polizia catalana, prima dubbiosa, intorno alla sette di sera ha confermato: sì, è terrorismo.  

Non abbiamo ancora raccontato la sequenza.
Una sequenza molto semplice. Intorno alle cinque del pomeriggio, un momento in cui la Rambla è piena di gente a spasso, un furgone bianco s’è mosso dall’incrocio con Carrer Bonsuccés, il viale commerciale del centro di Barcellona, lungo la Rambla de Canaletes, nella parte più vicina alla grande Plaça de Catalunya, verso il mercato della Boqueria. Velocità: circa 80 chilometri l’ora. È salito sul marciapiede centrale, più largo dei due laterali, e ha zigazagato per investire il maggior numero di persone. È andato avanti così per 530 metri e poi s’è schiantato contro uno dei chioschi che separano le corsie della Rambla dal pezzo di strada destinato alle auto. L’autista, forse armato, s’è precipitato fuori ed è scappato a piedi per le vie laterali. I testimoni dicono che aveva una maglietta o una camicia bianca a strisce blu. La polizia precisa che è alto un metro e settanta. I Mossos d’Esquadra, cioè la polizia catalana, precipitatasi sul posto, ha ordinato la chiusura dei negozi e delle stazioni della metropolitana, divieto a chiunque di uscire dagli stessi negozi dove si trovava o dai ristoranti o dagli alberghi. Sarebbe state bloccato così per due-tre ore almeno 600 persone. La notizia che uno o due terroristi si fossero rinserrati dentro il ristorante turco “La Luna di Istanbul” è stata smentita.  

Come è accaduto che uno dei terroristi sia stato ucciso?
È un episodio non chiaro, e che per ora si collega all’eccidio delle Ramblas senza riscontri, almeno per quanto ne sappiamo noi. Una Ford Focus ha forzato un posto di blocco, travolgendo un agente, gli altri poliziotti hanno sparato sulla macchina e l’uomo al volante è stato ucciso. È successo a Sant Just Desvern, a dieci chilometri da Barcellona, e lo collega alle Ramblas il giornale La Vanguardia. Ma non ci sono conferme e la cornice complessiva dell’attentato è ancora tutta da costruire.  

Chi è questo Driss Oukabir forse arrestato.
Sarebbe l’uomo che ha affittato il furgone in località Santa Perpetua de la Mogada. Oukabir, di origine maghrebine e titolare di un permesso di residenza in Spagna, è stato detenuto nel carcere di Figueres nella provincia settentrionale di Girona, da cui è uscito nel 2012. Ha precedenti penali per maltrattamenti. Prima che Facebook gli oscurasse il sito, lo si vedeva in spiaggia col cane, molto tranquillo, molto ordinato e pulito. Si dichiara tifoso del Real Madrid e lettore del Corano, s’è autosoprannominato “Soprano”, certamente per l’ammirazione nei confronti dei mafiosi della serie tv. Infatti nel sito c’è anche un’esaltazione della mafia maghrebina. È un arabo di Marsiglia, che vive però in Catalogna, nel piccolo centro di Ripoll, diecimila abitanti. Altre cose del sito: gruppi musicali arabi, il rapper La Fouine, un “Appoggio volontari spagnoli contro Daesh” in contraddizione con la presunta adesione al jihad. Il Daesh è il nome dispregiativo dello Stato islamico. Detto questo, al momento nessuno ci garantisce che il responsabile dell’eccidio sia proprio lui. Sul sedile del furgone è stato trovato un documento in arabo, che, consocendo le abitudini dell’Isis, dovrebbe contenere il nome dell’assassino. Fu così anche a Natale, in occasione della strage al mercatino della Breitscheidplatz a Berlino.  

Come mai adesso la Spagna...
La Spagna non è affatto immune dal terrorismo. Le ricordo l’11 marzo 2004, gli attentati ai treni locali di quattro stazioni di Madrid: Atocha, El Pozo, Santa Eugenia, via Tellez. 192 morti, più di duemila feriti. E dietro il massacro un’organizzazione minimamente strutturata, quella del  Grupo Islámico Combatiente Marroquí (GICM), coordinato da Al Qaeda. La strage sarebbe invece opera della solita cellula locale istigata dai comunicatori del Califfo. Hanno fatto tutto da soli, solo obbedendo alle esortazioni di al Baghdadi.  

Gli italiani?
Ci sono molte testimonianze di italiani, e ne raccogliamo parecchie a parte. Qui riferiamo quella di Alessio Stazi, giovane turista romano: «Sono chiuso in un bar ad un paio di km dalla Rambla, tutto si sta svolgendo a pochi metri da casa mia e per questo non posso tornare a casa ed ho poca batteria per rispondere a telefonate e messaggi. È stato terribile. È stato terribile percepire di essere nel mirino, puntato dal camion, è stato terribile vedere persone colpite volare via di fronte a me, è stato terribile scappare via con la paura di essere uccisi, è stato terribile chiudersi in un negozio pensando che se gli attentatori lo avessero assaltato saremmo stati senza scampo. È terribile ora non capire cosa succede, non sapere da dove iniziare a chiamare tutti quelli che conosco che vivono qui. Al momento ho una rabbia infinita che non sa spiegare come si possa attentare così alla vita umana, ma allo stesso tempo una rabbia infinita verso la polizia spagnola che sta sulla Rambla, precisamente quelle pattuglie, sempre pronte e presenti per una quantità infinita di stronzate: dal pischelletto che va in giro in bici sulla rambla, al turista che beve una bottiglia, al pakistano che vende selfiestick, quello che tira la cartaccia, al ragazzo di colore che non può vendere un paio di scarpe come se fosse un crimine... e quando si tratta di fermare un camion che investe chiunque non c’è stato un poliziotto che lo ha fermato all’inizio della rambla o abbia sparato un solo colpo prima che iniziasse ad investire gente. Uno shock».