Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 12 Sabato calendario

Voragine Atac, Atm macina utili. Ecco i conti del trasporto locale

Di tutte le società controllate dagli enti locali l’Atac è la peggiore in assoluto. In 5 anni, tra il 2011 e il 2015, ha infatti generato da sola il 70% delle perdite dell’intero comparto del trasporto pubblico locale, ovvero 765 milioni di euro. Un dato che da solo spiega bene il disastro in cui si trovano oggi bus, tram e metro della capitale visto che poi ai conti scassati (il debito a sua volta ha toccato quota 1,35 miliardi) corrispondono investimenti ridotti al lumicino, tagli delle linee e alla fine qualità del servizio in caduta libera. Con l’aggiunta di scioperi a raffica e infinità di disservizi.
Qualità del servizio? Voto 4
I cittadini romani, da quando l’Agenzia per il controllo della qualità dei servizi pubblici effettua le sue rilevazioni, in 10 anni non hanno mai dato un voto di sufficienza a bus e tram della capitale: al massimo a cavallo del 2010 si è arrivati un poco sopra il 5. Oggi siamo a 4,3, 5,7 per la metro (6,5 del 2010) in ulteriore calo rispetto all’anno passato. Solo pulizia stradale e raccolta rifiuti fanno peggio (rispettivamente 3,2, e 3,7).
Quello di Roma però non è un caso isolato. Dopo Napoli e Palermo ora tocca a Torino misurarsi con la difficile crisi del Gtt. A conferma che questo settore resta molto problematico. Secondo l’indagine Mediobanca sulle principali partecipate locali, del resto, questo è l’unico settore in perdita (-1,1 miliardi di euro tra il 2011 e il 2015) pur avendo beneficiato di oltre 14,8 miliardi di trasferimenti pubblici. Anche se in realtà, come segnala l’Asstra, l’associazione delle aziende pubbliche attive nel trasporto locale, la situazione sta progressivamente migliorando e nel 2015 solamente 22 aziende (il 19% del totale, contro il 54% del 2009) ha chiuso in rosso mentre ben 94 hanno fatto utili. Alcune imprese sono infatti ben organizzate ed efficienti. Alcune addirittura virtuose. Ad esempio la Tua di Chieti copre ben il 63,7% dei suoi costi operativi con ricavi non sussidiati, ovvero con la vendita dei biglietti. Tper Bologna è al 62,3%, Atm Milano al 62,1%. E Roma? Ovviamente non arriva alla soglia minima del 35% e si ferma a 34,7 e il Cotral, il consorzio romano che gestisce le linee extraurbane, è addirittura al 19,3%, mentre le aziende di Napoli e Palermo stanno ancora più in basso e presentano perdite cumulate pari a 122 e 29 milioni di euro in 5 anni. A ripianare i conti ci pensa insomma Pantalone: 16,78 miliardi in 5 anni di contributi pubblici, neanche a dirlo più di un quinto assorbito dall’Atac (3,7 miliardi), seguita dalla trentina Tte (2,03 miliardi) e dalla milanese Atm (1,96).
Roma-Milano, un abisso
Il confronto tra le aziende di Roma-Milano fatto a fine 2016 dal Sole 24 ore, in particolare, è imbarazzante: 150,35 milioni i chilometri percorsi ogni anno dai mezzi Atac, 169,5 quelli di Atm; la prima conta 11.878 dipendenti, la seconda 9.695. Ne risulta così una produzione di 17.483 chilometri per dipendente sotto la Madonnina e di appena 12.658 chilometri sotto il Cupolone. La differenza è abnorme: 38,1%. L’Atac coi biglietti incassa 260 milioni, l’Atm 423. Per entrambe il fatturato complessivo è attorno al miliardo, ma mentre nel 2015 l’azienda romana ha registrato 79,2 milioni di perdite, quella milanese ne ha fatti 24 di utile (saliti poi a 38 nel 2016) e si è potuta permettere ben 172 milioni di investimenti sul parco mezzi contro 16,4. Se dall’Italia si passa poi all’Europa la situazione non cambia, anzi peggiora come spiega uno studio della Fondazione Einaudi che ha comparato la situazione di Roma con Londra, Parigi e Berlino.
Ultimi anche in Europa
In queste tre città il tasso di soddisfazione degli utenti per i trasporto pubblico viaggia infatti attorno all’80%, da noi è al 30% (scarso). Non solo, ma confrontando «dimensioni, la popolazione e il tasso di motorizzazione è possibile vedere come le dimensioni, numero di abitanti e la complessità della città di Roma non giustifichino l’inadeguatezza del suo servizio di trasposto pubblico» sostiene il rapporto. Nelle altre città si è investito di più sulle metropolitane e meno sul trasporto su gomma, che tra l’altro richiede anche molto più personale, col risultato che il costo del lavoro sul totale delle spese nella capitale è pari al 47%, circa il doppio di Londra (25%) a fronte di un’offerta che è pari al triplo.
I ricavi da traffico a Roma coprono solo il 21% del totale, contro il 48% di Berlino, il 55% di Londra e il 65% di Parigi. Ma qui, oltre al fattore prezzi (decisamente più alti) entra in gioco anche la componente evasione: nelle tre capitali europee, come in tante altre città nel mondo, ci sono meccanismi automatici di controllo della vidimazione all’ingresso di tutti i mezzi pubblici mentre a Roma questo vale solo nelle metropolitane. Dove peraltro il «salto del tornello» è uno sport sempre molto diffuso.
Twitter @paoloxbaroni