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 2017  agosto 12 Sabato calendario

I Comuni anti cemento: «Servono più soldi». Ma c’è chi rifiuta le ruspe

Contro gli abusivi d’Italia ci sono i sindaci coraggiosi, come quello di Licata sfiduciato per questo oppure il collega di Carini che senza attendere ordinanze dei Tribunali demolisce gli immobili illegali sulla costa. E ci sono i sindaci che teorizzano «l’abusivismo di necessità», come il primo cittadino di Casal di Principe che di fronte a migliaia di case fuori legge nel suo territorio allarga le braccia: «Non si governa con le ruspe», dice. Tradotto: gli abusivi possono dormire sonni tranquilli, difficilmente qualcuno busserà alla loro porta per presentargli il conto. Sono esempi di un Paese a due facce. Di un Paese che in materia d’illeciti edilizi che hanno devastato coste e città usa il bastone contro l’illegalità solo in rarissime occasioni che si contano sulle dita di una mano, mentre nella grandissima parte dei casi usa il messaggio buonista della «povera gente che ha costruito case abusive per necessità»: come ribadito dal governatore campano Vincenzo De Luca e, più a Sud, dal candidato governatore dei 5 stelle in Sicilia Giancarlo Cancelleri. I sindaci lamentano comunque di essere lasciati soli di fronte a questo problema enorme: i Tribunali inviano le ordinanze di demolizione alle quali loro devono dare seguito, gli abusivi non abbattono e quindi lasciano la palla in mano ai Comuni che di risorse in cassa solitamente ne hanno poche. Ma in questo scenario c‘è chi si ingegna e pur di ripulire il suo territorio dagli obbrobri di cemento fa di tutto. Come Giovi Monteleone, sindaco dem di Carini, grosso centro a pochi passi da Palermo dove dagli anni Ottanta sono state messe su decine di villette sul mare. Tutte abusive, chiaramente. Ma a Carini da un po’ di tempo a questa parte è tornato a sentirsi il rumore delle ruspe. L’ultimo abbattimento di una villetta proprio sulla costa è avvenuto dieci giorni fa: «Noi demoliamo senza aspettare le ordinanze del Tribunale – dice Monteleone – ma solo accertando l’abuso in via amministrativa. Ci prendiamo questa responsabilità perché per noi ripulire la costa significa dare una speranza di sviluppo turistico e di occupazione alla nostra comunità». Ma a qualche chilometro di distanza da Carini c’è invece chi, come il sindaco di Palma di Montechiaro Stefano Castellino, appena eletto ha sospeso le ruspe: il suo predecessore aveva ricevuto diverse minacce per aver avviato qualche demolizione. In Sicilia d’altronde gli abusivi sono tanti e portano voti e consenso. Non a caso il candidato governatore dei 5 stelle, Giancarlo Cancelleri, lancia messaggi morbidi in materia parlando di «abusivismo di necessità»: «Non abbatteremo le case della povera gente che ha costruito in aree non vincolate», ha detto citando il modello Bagheria, città amministrata dal sindaco 5 Stelle Patrizio Cinque che ha appena approvato un regolamento dalle maglie larghe che consente alla famiglia di abusivi di ereditare l’immobile e a chi ha costruito anche sulla costa di poter avere «un diritto provvisorio di abitazione». Nel Movimento i malumori per questa posizione “siciliana” non mancano: «Ritengo che Giancarlo abbia detto ciò che non pensava, penso gli sia un po’ scappata qualche frase perché alla fine gli atti parlamentari che abbiamo portato avanti sono atti che hanno combattuto e combattono l’abusivismo edilizio, che non è mai giustificabile», ha detto il senatore M5s Carlo Martelli. Ma anche in casa Pd c’è chi teorizza l’abusivismo di necessità: il governatore campano De Luca ha promosso una legge che di fatto sana 70 mila immobili abusivi utilizzati come prima casa. La norma è stata impugnata da Palazzo Chigi, ma intanto il messaggio è passato. Il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, di fronte ai 1.500 immobili nel suo Comune da abbattere prende tempo: «Non penso che con le ruspe si possa governare un territorio – dice – parlare di abbattere tutte queste case è solo demagogia: non ci sono le risorse e comunque le dovrei togliere ai miei cittadini riducendo altri servizi. Io sono per dare prima delle regole in un territorio che fino a poco tempo fa ha avuto solo un padrone, come raccontato da Roberto Saviano. Stiamo approvando il piano regolatore, purtroppo però anche se nelle zone delle case abusive mettiamo “area edificabile” non possiamo sanarle». Insomma, altro che demolizioni nonostante alcune ville abusive a Casal di Principe di «necessità» non abbiano proprio nulla. L’Italia a due facce. La posizione del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, dopo il caso Licata e del sindaco Angelo Cambiano sfiduciato dopo appena due anni per aver dato corso alle demolizioni, è però molto chiara: «Se un edificio è abusivo va demolito, la legge va rispettata senza se e senza ma – dice – non esiste alcun abusivismo di necessità». Decaro sa bene però che i sindaci sono lasciati soli di fronte al grande problema delle demolizioni e chiede un aiuto al governo: «Lo Stato dovrebbe finanziare con un fondo annuale la demolizione degli edifici», dice il sindaco di Bari, che sul caso Cambiano è cauto: «Sono sempre dispiaciuto quando un sindaco che fa rispettare la legge viene sfiduciato per questo, ma non conosco bene la situazione di Licata».