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 2017  agosto 11 Venerdì calendario

Roma leader nel turismo, ma prevale il mordi e fuggi. La Capitale unica città in calo per spesa degli stranieri

Roma resta l’indiscussa capitale del turismo italiano con quasi 20 milioni di arrivi e 40 milioni di presenze l’anno. Ma rischia di diventare sempre di più la capitale dei turisti low cost, mordi e fuggi. Gli ultimi numeri continuano a mostrare sempre il segno più, ma ci sono almeno due campanelli di allarme: si riduce lentamente e inesorabilmente la permanenza dei turisti, che si fermano a Roma ormai poco più di due giorni (2,3 a maggio) e cala la spesa, in particolare quella dei turisti stranieri. Che nel 2016 – secondo Banca d’Italia – durante il loro soggiorno hanno lasciato 5,6 miliardi, 600 milioni in meno rispetto all’anno prima (6,1 miliardi). In pratica il 10% di incassi in meno. E proprio nell’anno del Giubileo che nel 2016 ha registrato della metà delle presenze rispetto a quello del 2000. Con l’aggravante poi che la Capitale è l’unica tra le altre grandi mete del turismo internazionale a soffrire un arretramento: gli stranieri hanno speso di più a Firenze (+17,9%), Venezia (+1,7%) e Milano (+3,2 per cento).
A pesare sulle performance non esaltanti dell’ultimo anno ci sono stati sicuramente i timori legati al terrorismo, ma anche la cattiva pubblicità che Roma si porta dietro dai tempi di Mafia Capitale (almeno in Italia) a cui si aggiungono trasporti e decoro urbano al collasso fino al recente allarme sul rischio di razionamento dell’acqua che ha fatto il giro del mondo. Per il Campidoglio così come per gli operatori la ricetta è praticamente la stessa: attirare un turismo di qualità, soprattutto quello a lungo raggio che arriva da lontano (America e Asia in particolare) e che si ferma in media di più scegliendo strutture alberghiere a 4 e 5 stelle. Regolando finalmente anche quello che ormai è diventato un mercato con numeri quasi pari all’offerta degli alberghi: parliamo di piattaforme on line come Arbnb dove si contano quasi 25mila appartamenti che ospitano almeno 1,5 milioni di turisti ufficiali (senza contare quelli non censiti). Va infine rilanciato il ricco turismo congressuale, da sempre Cenerentola nella Capitale. Un fronte sul quale il Campidoglio e la regione Lazio, insieme agli operatori, vogliono puntare come dimostra il recente lancio del Convention bureau (si veda altro articolo a fianco).
Veniamo ai numeri. In base ai dati dell’Ente bilaterale del turismo del Lazio (Ebtl),nei primi cinque mesi del 2017 Roma ha contato 5,4 milioni di arrivi e 13,5 milioni di presenze facendo registrare, rispetto allo stesso periodo del 2016, una crescita di circa il 2,8% negli arrivi e del 2,5 nelle presenze, con i turisti stranieri a trainare di più la domanda (+3,24% arrivi; +3,11% presenze). Numeri che fanno sperare in un aumento più vicino al 3% per quest’anno – al di sotto comunque della crescita mondiale del 4% – rispetto al 2016 quando la domanda turistica complessiva ha chiuso con 17,484 milioni di arrivi (+2,30%) e 41,1 milioni di presenze (+1,88%), di cui 13,9 milioni di arrivi e 31,2 milioni di presenze negli alberghi. La crescita rischia comunque di non avere un impatto positivo sulle casse degli albergatori visto che gli ultimi dati dell’Ebtl sui ricavi medi per camera occupata a maggio mostrano un calo (-1,2%), come nel periodo gennaio-maggio 2017 ( -0,7%).
«Dobbiamo puntare sui turisti a lungo raggio che sono quelli che si fermano di più e spendono di più e su questo abbiamo cominciato a lavorare sia con i grandi tour operator che con i vettori internazionali grazie anche al fatto che l’aeroporto di Fiumicino con i nuovi spazi può ospitare 6 milioni di passeggeri in più», avverte l’assessore Adriano Meloni, con un passato come ad Italia di Expedia. Meloni appena arrivato al Campidoglio un anno fa ha trovato un budget di promozione di 20mila euro: «Non ci volevo credere li ho subito portati a tre milioni». L’obiettivo del Campidoglio è «far salire a tre giorni la permanenza media dei turisti stranieri entro due anni e per questo serviranno più strutture ad alto livello». Su questo punto è d’accordo Giorgio Palmucci di Confindustria Alberghi che sottolinea come «il turista americano o asiatico ricerchi alberghi almeno a 4 stelle». Da qui la necessità di far conoscere agli investitori «spaventati dai tempi e le incertezze della nostra burocrazia» le opportunità che ci sono a Roma: «Su questo stiamo lavorando con i ministeri interessati, il demanio e Cdp – avverte Palmucci – per far conoscere la disponibilità di edifici, non solo pubblici, che possono essere riutilizzati come grandi alberghi». «Roma ha solo 38 alberghi a 5 stelle, mancano ancora molti brand del lusso per intercettare il turismo alto di gamma», aggiunge Stefano Fiori presidente della sezione Turismo di Unindustria che suggerisce di favorire gli investitori facilitando a esempio il cambio di destinazione degli immobili. Esempi virtuosi non mancano come la storica sede della Zecca dello Stato nel quartiere Parioli, a due passi da Villa Borghese, che diventerà un hotel di lusso della catena cinese Rosewood. A fronte di questo sforzo per riportare a Roma i turisti “big spender” gli operatori chiedono regole certe per il settore extralberghiero: «Oggi solo Arbnb ha 25mila inserzionisti per una potenziale offerta di 50mila camere, praticamente come quella alberghiera», avverte Giuseppe Roscioli presidente di Federalberghi. Che invoca il rispetto delle «a cominciare dal pagamento della cedolare secca per far uscire tutto il sommerso che c’è, altrimenti questo abnorme aumento della ricettività a basso costo non farà altro che farci diventare sempre di più una destinazione low cost».