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 2017  agosto 11 Venerdì calendario

Web tv, la corsa all’oro dei contenuti video. E Facebook annuncia l’imminente lancio di Watch

«Content is king». Il contenuto è re, disse un certo Bill Gates nel 1996, alba di internet, profetizzando un futuro nel quale i ricavi sul web sarebbero stati sempre più legati ai contenuti da esso veicolati. Quel futuro, a quanto pare, è oggi molto più vicino di quanto potremmo essere portati a pensare: per quanto “costituzionalmente diversi”, i giganti del web stanno uno per volta facendo convergere i propri investimenti sulla produzione di contenuti originali. Da piattaforme di servizi a vere e proprie media company e poco importa se si tratterà di “trasmettere” fiction, reality o sport.
L’ultima a muoversi, in ordine di tempo, è stata Facebook che, nella notte tra mercoledì e ieri, attraverso un post del fondatore Mark Zuckerberg ha annunciato l’imminente lancio di Watch, un nuovo servizio video che offrirà presto, in via sperimentale a una porzione di pubblico americano, brevi contenuti originali prodotti da società partner come A&E, Major League Baseball e National Geographic. Ci saranno approfondimenti sul baseball, lo sport americano per eccellenza, ma anche l’attrice Jessica Alba che dispensa consigli su salute e benessere, il protagonista di Catfish Nev Schulman che tra il serio e il faceto ci insegna a relazionarci con gli altri e innovativi video di safari targati National Geographic. «Crediamo – ha scritto sul suo profilo ufficiale uno Zuckerberg nelle ultime settimane impegnato in un tour politico (ma non elettorale) degli States – che sia possibile ripensare molte esperienze attraverso la lente della community che stiamo costruendo, inclusa la visione di video. Guardare uno spettacolo non deve essere un’azione passiva. Può esserci la possibilità di condividere un’esperienza e mettere insieme persone cui interessano le stesse cose. Ecco perché oggi stiamo lanciando Watch, un luogo dove puoi scoprire gli spettacoli che i tuoi amici guardano e seguire gli show e i creator preferiti in modo da non perderti un episodio. Potrai chattare e connetterti con persone durante un episodio e unirti a gruppi a cui piacciono gli stessi spettacoli». L’obiettivo, considerando il core business di Facebook, è facilmente intuibile: si punta a far crescere i ricavi pubblicitari. Oggi, a fronte di un mercato dell’advertising digitale che in America vale 83 miliardi di dollari, Facebook ha una quota del 20%, contro il 41% del gruppo Alphabet che riunisce Google e YouTube. Domani chissà. Alphabet, tuttavia, non resterà a guardare a lungo: su alcuni mercati ha già lanciato contenuti a pagamento e si attende il suo debutto sulle produzioni originali. «Le grandi piattaforme online – spiega Francesco Siliato, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico di Milano – nascono in territori molto diversi, ma finiscono fatalmente per contaminarsi, facendo l’una il mestiere dell’altra». Quella verso i contenuti audiovisivi originali è una vera e propria “corsa all’oro”. «Con approcci diversi», secondo il massmediologo. «Il modello di Facebook e quello di Google per certi versi si assomigliano, perché puntano a massimizzare i ricavi pubblicitari. Così come si somigliano i modelli di Netflix e Amazon», che sono gli altri due giganti del web decisi a investire sulla produzione dei contenuti. Netflix è partita prima di tutti e nel 2013 ha tirato dal cilindro la serie House of Cards per poi bissarne il successo con Narcos. Amazon, in questi giorni, ha annunciato Black America, una serie che propone una contro-storia degli Stati Uniti dal punto di vista degli afro-americani. «Entrambe – prosegue Siliato – vengono dalla distribuzione di prodotti fisici e sull’audiovisivo, inteso come home video, hanno a lungo basato la propria fortuna. Per entrambe i ricavi da utenti a pagamento saranno fondamentali». Possibile resistere allo strapotere delle piattaforme online? Ci prova la Disney che, dopo la fine dell’accordo con Netflix per il mercato Usa, ha intenzione di trasmettere autonomamente in streaming in propri classici. «Disney ha la massa critica per misurarsi con la sfida». Ma quanti, al mondo, possono permetterselo?