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 2017  agosto 11 Venerdì calendario

Lavoro, aumentano i posti vacanti

Le imprese tornano a cercare personale. Nel secondo trimestre del 2017 la quota di posti di lavoro vacanti, quelli per cui le aziende sono a caccia di un candidato, è pari allo 0,9%. Siamo al livello più alto da quando l’Istat ha iniziato a compiere questa rilevazione, nel 2010, quasi il doppio rispetto ai minimi toccati nel corso del 2013 durante il periodo più buio per il lavoro. L’indicatore cresce in particolare nei servizi (dove tocca l’1%), mentre è stabile nell’industria (0,7%).
Si tratta di un indice che affianca le rilevazioni più tradizionali, quelle dell’occupazione. E alle quali sembra andare di pari passo: a giugno il tasso di disoccupazione è sceso all’11,1% (-0,2 punti percentuali) e anche quello giovanile è tornato a scendere (-1,1 punti), attestandosi al 35,4%.
«Il dato non ci sorprende per nulla, stiamo osservando una crescita clamorosa», spiega Manlio Ciralli, responsabile marchio e innovazione per l’Italia del gruppo Adecco, secondo il quale «c’è una ripresa economica evidente». «Il mercato del lavoro è in ripresa: il nostro settore ha registrato una crescita di oltre il 20%», conferma Giuseppe Garesio, amministratore delegato di Synergie italia – operatore con un centinaio di filiali e un fatturato di 330 milioni – nonché vicepresidente di Assolavoro.
«Fino a qualche anno fa, in piena crisi, avevamo la coda di persone che cercavano lavoro. Oggi abbiamo il problema di trovare i candidati», spiegano dalla Synergie. Programmatori e ingegneri «non fanno neanche in tempo a uscire dall’università, sono inseguiti dalle offerte di lavoro». Ma non solo. «Parliamo anche di grande distribuzione, cioè di fare la cassa al supermercato. Di banconisti. Di metalmeccanica. C’è molta richiesta nella pelletteria nel centro Italia, e di operai che stendano la fibra ottica».
Secondo Assolavoro, il settore delle agenzie di ricerca e selezione registra ad aprile una crescita del 23%. Adecco nel secondo trimestre ha registrato in Italia un aumento del fatturato del 25%. Certo, non è tutto oro: nel quarto mese dell’anno, su 443 mila lavoratori somministrati dalle agenzie alle imprese, solo 43 mila sono a tempo indeterminato. Appena uno su dieci. «I cicli economici sono più corti e le aziende più incerte rispetto a prima della crisi», spiega Ciralli. Ma le offerte aumentano e anche la quota degli indeterminati è in crescita.
Come si spiega allora che la disoccupazione, pur in calo, sia ancora così alta? «Non siamo in grado di produrre candidati in linea con le competenze», sottolinea il manager Adecco, un problema che l’Italia condivide «con molti Paesi del sud Europa», «a partire dalle carenze sulla lingua inglese». E non solo nella formazione universitaria: anche «trovare un saldatore a filo è molto complesso» perché non ci sono abbastanza istituti tecnici o professionalizzanti. «Manca l’alternanza scuola lavoro alla tedesca».
Sono molte le figure che sul mercato non si trovano, spiega Carola Adami, amministratrice delegata di Adami & associati, a cominciare dagli esperti di cyber sicurezza e di big data. In generale c’è una scarsa competenza informatica: «Ormai in tutti i settori – sottolinea – tutto l’offline si sposta all’online. Le aziende vogliono gente che sappia scrivere sul web. Molti di questi millennials, pur essendo nati nel mondo di internet e dei telefonini, sono analfabeti digitali. Bisogna ripartire dalla scuola». Perché, ammonisce, non basta saper navigare per lavorare col web.