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 2017  agosto 11 Venerdì calendario

Cavo sottomarino tra Irlanda e Francia per aggirare Londra dopo la Brexit

Nell’era del dopo-Brexit, comincia ad arrivare qualche schiaffo simbolico, e non solo, da Bruxelles per Londra. L’ultimo esempio, non molto propagandato, è di qualche settimana fa: la Commissione europea ha stanziato 4 milioni di euro per il progetto di un cavo sottomarino che porterà energia elettrica e dati su fibra ottica dalla Francia all’Irlanda, senza passare per terre britanniche. Motivo: consentire «a Paesi Ue – parole testuali della stessa Commissione – di commerciare più liberamente fra loro». E garantire alla Ue «energia sicura»: cioè anche al riparo dai dazi e dalle «curiosità» britanniche.
Quest’ultimo può essere solo un sottinteso malizioso. Ma sembra già confermato da quel «più liberamente» usato non certo a caso dalla Commissione. E dalle dichiarazioni ufficiali di Eurogrid, l’impresa di trasmissioni e gestione-reti che è proprietà del governo irlandese: la sicurezza delle nuove forniture «fornirà all’Irlanda l’unica connessione energetica diretta a uno Stato Ue, una volta che il Regno Unito lascerà l’Unione» (dovrebbe avvenire all’inizio del 2019, ndr ). E farà, naturalmente, risparmiare Dublino: si parla già di future riduzioni delle tariffe energetiche.
«Celtic Interconnector», «Collegamento Celtico», come è stato battezzato il cavo, sarà posato sul fondo marino o sotto di esso, e collegherà per 600 chilometri la costa meridionale dell’Irlanda a quella nord-occidentale della Francia. Trasmetterà fino a 700 Megawatt di elettricità, fornendo energia a 400 mila famiglie irlandesi, e garantirà i collegamenti diretti su fibra ottica. Inoltre, consentirà alle energie rinnovabili in sovrappiù – eolica o solare, prodotte in giornate particolarmente assolate o ventose – di essere trasmesse ad altre regioni che ne hanno più bisogno. «Celtic Interconnector» è classificato a Bruxelles come «progetto di comune interesse» della Ue. La primissima idea risale in realtà al lontano 2009, ma tutti i piani sono stati accelerati nel 2015, dopo l’annuncio del referendum sulla Brexit.
Pochi giorni fa, nonostante il cofinanziamento appena deciso da Bruxelles, la Commissione Esteri del Senato irlandese ha chiesto «maggiore urgenza» nella realizzazione del progetto. «L’Irlanda – ha detto il suo presidente Neale Richmond – non può più fidarsi della Gran Bretagna per il rifornimento di energia, questo progetto le assicurerà una maggior sicurezza». La stessa Commissione Esteri ha anche inviato un rapporto in 5 punti a tutti i membri del governo e ai capi delle istituzioni europee: vi sta scritto che, se l’uscita della Gran Bretagna dovesse concretarsi nel modo più duro «Celtic Interconnector» sarebbe la «soluzione ovvia». Più chiaro di così, i senatori non avrebbero potuto parlare. E c’è da credere che anche a Londra qualcuno avrà sentito.