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 2017  agosto 10 Giovedì calendario

Roma, i radicali: «Si farà il referendum per liberalizzare l’Atac»

«Una grande fatica e una grande soddisfazione». Così Riccardo Magi, segretario dei Radicali Italiani, tira un sospiro di sollievo dopo tre mesi di intenso lavoro. La raccolta di firme per il referendum sulla messa a gara del trasporto pubblico locale di Roma, che si è chiusa ieri, ha raggiunto e superato l’obiettivo delle 29mila sottoscrizioni necessarie per indire la consultazione. E i Radicali, promotori della campagna, sperano ora di accendere a livello nazionale lo stesso dibattito che hanno creato nella Capitale. «Siamo arrivati a quota 33mila firme – annuncia Magi – alcune sono già state certificate, altre saranno portate oggi all’ufficio elettorale per i controlli. E domani, a mezzogiorno, le depositeremo in Campidoglio». Considerato lo scarto del 7-8 per cento tra le firme raccolte e quelle valide, l’impresa può dirsi riuscita. Nel giorno in cui si registra un ulteriore nulla di fatto nella riunione del cda dell’Atac – l’azienda capitolina dei trasporti sull’orlo del fallimento – per i cittadini romani arriva la notizia che saranno chiamati a esprimersi su questa opportunità: nel 2019, quando scadrà l’affi-damento diretto ad Atac, la gestione del trasporto pubblico della città potrebbe essere affidata con gare pubbliche anche a più soggetti, tutelando i lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio. Di fronte al disastro della municipalizzata della mobilità capitolina, che già a settembre potrebbe avere difficoltà persino a riprendere a pieno regime le corse dei bus, per Magi «la liberalizzazione è l’unica via per garantire l’efficienza del servizio e l’effettivo ruolo di controllore da parte del Comune di Roma». Una volta raggiunto il numero minimo di firme, pari all’uno per cento della popolazione residente, la convocazione del referendum è obbligatoria. «In base al regolamento comunale – spiega Magi – entro il 31 gennaio 2018, la sindaca Virginia Raggi dovrà indire la consultazione nel periodo che va dal 1° marzo al 30 giugno dell’anno prossimo». C’è poi il problema dell’accorpamento con eventuali altre elezioni. La legge vieta di unire il referendum alle amministrative, ma in previsione nei prossimi mesi ci sono solo le politiche e le regionali del Lazio. Quindi, nulla osta all’election day, che farebbe risparmiare denaro pubblico. La consultazione, infine, sarà valida se voterà un terzo degli aventi diritto. «Il referendum è consultivo – continua Magi – ma se andassero davvero a votare due milioni di romani, sarebbe difficile contraddire l’espressione della volontà popolare». I Radicali insistono proprio sul fatto di essere riusciti, nonostante i notevoli costi, ad attivare uno di quegli strumenti di partecipazione democratica tanto cari al M5S che governa la Capitale. «Perciò – dice Magi – abbiamo chiesto che sia la sindaca in persona a ricevere le firme domani. Ma per ora non abbiano ricevuto risposte». I partiti in città si sono spaccati sulla liberalizzazione del trasporto pubblico. Anche nel Pd il dibattito è stato animato. Da un lato, Roberto Giachetti e altri favorevoli al referendum che hanno contribuito alla raccolta firme. Dall’altro, i gruppi dem in Campidoglio e Regione Lazio tendenzialmente contrari. «Intanto – dicono i radicali – il risultato di aver sollevato la questione l’abbiamo ottenuto grazie ai cittadini, che hanno dimostrato di essere molto più avanti della politica».