Corriere della Sera, 10 agosto 2017
Guendalina l’architetto che sfida gli uomini
Era un caldo giorno di luglio 2013 a Roma quando squillò il telefono di Guendalina Salimei, 55 anni, architetto dagli occhi vividi e dal sorriso irresistibile. Dall’altro capo c’era Riccardo Milani, regista e marito di Paola Cortellesi. «Architetto, vorremmo fare un film sulla sua vita», le disse. Salimei allora diede una delle sue risposte più brillanti: «Ma io sono ancora viva!».
Certo, era viva ma non era un architetto qualsiasi: lontana da definizioni come archistar, dopo la laurea Guendalina ha cominciato a lavorare subito a progetti dalla forte valenza sociale. «Prima un campeggio estivo, in legno – racconta – poi una serie di alloggi residenziali e poi, be’, sì mi sono messa in testa di riqualificare il Corviale». Milani, regista appassionato di architettura, sapeva che cosa significa: pochi hanno avuto il coraggio di mettere mano a quel discusso edificio romano sulla Portuense, costruito negli anni Settanta («Quando nell’architettura la visione ideologica era molto forte») e nel tempo divenuto uno dei simboli del degrado delle periferie.
Salimei però era decisa a mettercela tutta, nonostante le resistenze della politica (che pure ci furono) di stampo non progressista. «Il punto – dice oggi – è che ogni tanto si parlava di buttare giù quella costruzione. Non è giusto, così come non è giusto che oggi si pensi di distruggere le Vele di Scampia. Per me l’architettura deve essere al servizio delle persone, non di ragionamenti astratti. E deve ragionare sull’esistente, migliorandolo». Si capisce da queste parole come sia nato Scusate se esisto!, film del 2014 di Riccardo Milani con Paola Cortellesi (anche sceneggiatrice) nei panni di un architetto, personaggio ispirato alle idee e alla vita di Guendalina.
Ovviamente l’ironia di Cortellesi ha creato una esilarante figura da fiction («Certo che non ho un compagno come Raoul Bova, l’amico di Serena nel film – ride Salimei – e nemmeno sono di origini abruzzesi»), ma in Serena Bruno, la protagonista, si rintracciano molti aspetti di Guendalina. A cominciare da una condizione tipica della cultura italiana: la relativa invisibilità delle donne architetto. «Non voglio lamentarmi – dice la professionista, seduta alla scrivania del suo T-Studio, a Roma —, basta fare un calcolo. A parte Gae Aulenti, le viene in mente un altro nome famoso di architetto donna? E se andiamo all’estero, fatta eccezione per la compianta Zaha Hadid, come siamo messe?». La spiegazione, per Guendalina, è semplice: «Questo è un mestiere che si fa in cantiere. In un clima maschio, con gli operai che non vanno tanto per il sottile. È comprensibile che non ci sia una grande considerazione per le donne». Nel film, la protagonista inverte nome e cognome diventando Bruno Serena per farsi accettare in un mondo dove si alza la voce, dove ci si «sporca le mani di malta», dove Salimei spesso si è trovata l’unica donna «al tavolo delle riunioni. Se succede una volta è un caso, ma se succede quasi sempre, qualche domanda te la fai».
Eppure Guendalina si è costruita una carriera apprezzata: docente all’Università di Roma («Dove mi sono inventata dei master che riflettono sulla realizzazione di centri interreligiosi in Italia»), ha vinto progetti importanti. «Come quella volta in cui ci aggiudicammo la gara per fare una sorta di città galleggiante in Vietnam. Avemmo la meglio su un grande studio australiano, di centinaia di soci. Noi, dal canto nostro, siamo una trentina. Ma a loro bruciava di più l’essere stati battuti da una donna. E italiana, pure!».
E tra poco, a settembre, inizia la vera sfida perché comincia la riqualificazione del Corviale: saranno ristrutturati 110 appartamenti, ci sarà un «chilometro verde» con giardini pensili (l’idea di T-Studio), una scuola e diversi centri d’aggregazione per gli abitanti. «Nessuno dovrebbe vergognarsi di vivere nel proprio quartiere. Ma gli abitanti di quel complesso fino a non molto tempo fa evitavano di dire che erano del Corviale. Vorrei che si intavolasse un discorso serio sulle periferie, anche se molti colleghi (uomini, ndr) come Piano o Gregotti hanno iniziato il dibattito da tempo». Dopo il film, Salimei è stata corteggiata dalla politica: ha sostenuto Fassina nella corsa a sindaco di Roma e si era persino fatto il suo nome nei giorni più difficili della Giunta Raggi. Ma ai 5Stelle lei ha detto no. «E mi sono battuta, inutilmente, affinché Roma potesse organizzare l’Olimpiade – conclude —. In una città come questa, dove hai luoghi magnifici per svolgere ogni gara, l’operazione si poteva fare in maniera sostenibile. Peccato».
Il suo motto potrebbe essere «scusate se resisto».