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 2017  agosto 10 Giovedì calendario

Corea del Nord. La mini-bomba: carta negoziale o vero innesco della crisi?

I quattro fronti di Kim Jong-un. Per ognuno, con metodo e perseveranza tutta coreana, ha creato i propri sistemi di offesa. Una progressione che ha impressionato diplomazia e generali. Fino all’ultimo tassello, decisivo: il possibile sviluppo di una mini-bomba nucleare destinata ad un vettore intercontinentale. L’asso che il Maresciallo potrebbe calare per ottenere di più dalla comunità internazionale o, all’opposto, per innescare una crisi imprevedibile.
Ripartiamo dalla prima linea. È quella che passa lungo il 38esimo parallelo, segmento che divide politicamente e geograficamente la penisola. Qui il regime può scatenare un mare di fuoco con le semplici armi convenzionali, dai pezzi d’artiglieria ai razzi. Quanto basta per fare una montagna di vittime nella stessa Seul. Il secondo fronte coinvolge le Hawaii e lo storico avamposto nel Pacifico, Guam, a duemila miglia dalla Nord Corea. Sull’isola di 160 mila abitanti, operano 6 mila soldati, sostano bombardieri strategici, forze speciali, missili anti missile Thaad e sommergibili atomici statunitensi. Mercoledì Pyongyang ha ripetuto che potrebbe bersagliare le installazioni. Non è una novità, ma neppure un’affermazione da prendere sotto gamba perché gli ordigni in mano al dittatore possono raggiungere il sito-chiave. Poi la costa occidentale degli Usa, oggi apparentemente alla portata del lungo braccio costruito dal Nord. Infine il target più importante: i territori orientali americani. Anche questi potrebbero finire nell’arco coperto dagli intercontinentali realizzati dai coreani.
Una corsa consacrata dalla messa a punto di un ordigno nucleare «ridotto» destinato al vettore. Da comprendere se il «veicolo di rientro», quello che trasporta il «carico» attraverso l’atmosfera sia già stato perfezionato o se, invece, come sostengono alcuni esperti esistano dei problemi e rischi che vada distrutto. I test, spiati dall’intelligence, non sarebbero stati positivi. Tuttavia è un giudizio sospeso in quanto gli analisti hanno a volte sbagliato valutazioni. Colpa dei buchi nella raccolta di intelligence, merito dell’efficienza dell’industria bellica coreana che comunque già ha piazzato nei bunker 60 atomiche.