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 2017  agosto 10 Giovedì calendario

Yemen, strage di ragazzi. Scafista li obbliga a gettarsi in acqua

Li hanno obbligati a gettarsi in mare, senza alcuna pietà. Alcuni sono stati spinti fisicamente in acqua dagli scafisti, che pur sapevano che gran parte di quelle 120 persone in fuga dalle guerre e dalla carestia, quasi tutti giovanissimi, sarebbero morte annegate, incapaci di nuotare fino a riva.
È l’ultima drammatica storia di migranti. Questa volta non in quel pezzo di Mediterraneo che separa il Nord Africa dall’Europa ma al largo delle coste dello Yemen, verso la «terra promessa» delle ricche monarchie del petrolio. Secondo l’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim), una cinquantina di persone, partite dalla Somalia e dall’Eritrea, sono affogate mentre tentavano di attraversare il Golfo di Aden per raggiungere la Penisola arabica, sbarcando appunto in Yemen. Durante il normale pattugliamento di una spiaggia nella provincia di Chabwa, i funzionari dell’Onu hanno trovato 29 cadaveri di donne, bambini e adolescenti, «sepolti sommariamente» dai compagni sopravvissuti. Altri 22 migranti risultano dispersi e 27 sono state invece soccorse. Gli altri sono fuggiti appena hanno raggiunto la riva. L’età media era di sedici anni.
«I trafficanti hanno deliberatamente costretto i migranti a buttarsi in acqua perché temevano di essere arrestati dalle autorità locali se avessero raggiunto la spiaggia», dove era previsto il trasbordo, riferisce un comunicato dell’Oim. Incuranti della tragedia, sono poi tornati in Somalia «per caricare altri disperati».
Da più di due anni lo Yemen è teatro di una cruenta guerra civile fra i sunniti, sostenuti da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, e gli sciiti Houthi, spalleggiati dall’Iran. Nonostante i violenti scontri, che dal 2015 hanno provocato oltre 8.400 morti e 47.000 feriti, il Paese posto all’estremità meridionale della Penisola araba resta un punto di passaggio obbligato per chi fugge dal Corno d’Africa verso i Paesi del Golfo, nella speranza di trovare un lavoro, spesso in condizioni ai limiti della schiavitù.
Dall’inizio dell’anno, più di 55.000 migranti sono arrivati dalla Somalia e dall’Etiopia su questa rotta della disperazione. Oltre la metà sono giovani sotto i diciotto anni e un terzo donne, a loro volta quasi sempre giovanissime, che nei Paesi del Golfo finiscono spesso in condizioni di semi-servitù.
L’agenzia dell’Onu ha definito «inumana e scioccante» l’ultima strage di migranti. «Le sofferenze su questa rotta migratoria sono enormi – ha commentato Laurent de Boeck, capo missione dell’Oim – I giovani purtroppo pagano gli scafisti nella speranza di un futuro migliore».