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 2017  luglio 24 Lunedì calendario

Aria depurata, luci high tech. Ora la casa di riposo è smart

L’impianto di ventilazione ricambia l’aria interna più volte all’ora, i controsoffitti depurano e purificano, la luce naturale e artificiale si regolano secondo le esigenze giornaliere dei pazienti, come la luce soffusa che si «accorge» quando si alzano per andare in bagno durante la notte e li accompagna nel percorso. C’è poi un sistema di videochiamata in ogni camera con il quale gli ospiti si possono mettere in comunicazione visiva con i famigliari.
Benvenuti nella Casa di riposo del futuro, che a Castel Rocchero, piccolo borgo sulle colline del Sud Astigiano che guardano verso l’Acquese, è già realtà. Progetto firmato da Federico Pavese, architetto astigiano, e candidato all’«International Trophy 2018», la vetrina internazionale che premia i migliori cantieri del mondo. La struttura sanitaria «Villa Annunziata», al massimo livello di efficienza energetica (classe A4), da poco inaugurata, si trova sul cocuzzolo di Castel Rocchero: 5 mila metri quadri su quattro piani, un centinaio di posti per anziani non autosufficienti, tecnicamente «Rsa», più una ventina per ospiti con disabilità fisiche e mentali. Un investimento privato da 8 milioni di euro di due imprenditori della zona, Franco Piccoli e Mario Borromeo.
L’idea «made in Usa»
«Ero appena rientrato dagli Stati Uniti, dove avevo intenzione di stabilirmi in maniera definitiva perché avevo avviato una collaborazione con alcuni colleghi di Brooklyn – racconta l’architetto Pavese, 39 anni, una laurea a pieni voti al Politecnico di Torino e una doppia specializzazione a New York, in materia di sostenibilità ambientale, e la firma sui progetti di importanti alberghi a San Pietroburgo, Venezia, Palermo –. Proprio allora mi hanno fatto questa proposta e ho deciso di fermarmi in Italia e aprire il mio studio sotto casa». 
Una lunga progettazione
Si trattava di trasformare una struttura già esistente. Cinque anni di progettazione, due e mezzo di cantiere, una trentina di aziende coinvolte, oltre 200 operai impiegati. «A scuola ho imparato che “form follows function”, la forma segue la funzione – sottolinea l’architetto –. Nulla di quello che è stato disegnato e realizzato persegue un fine esclusivamente estetico o di gusto. È tutto orientato a esigenze specifiche di pazienti e operatori per semplificare i gesti del quotidiano e per ridurre gli sprechi di energia».
Così, ad esempio, sulle pareti si possono vedere foto degli ospiti con i loro famigliari: «Sono immagini che hanno anche una funzione in qualche modo terapeutica, perché sollecitano la memoria dell’ospite» o sistemi di collegamento veloce tra infermieri e personale medico. 
La nuova struttura sanitaria assistenziale ha mantenuto la parte originaria, una vecchia casa monferrina, a cui si è unita la nuova ala. «Quando si interviene su un edificio storico bisogna cambiare linguaggio – prosegue l’architetto –. L’ossatura è in acciaio, la copertura in legno lamellare, le facciate ventilate in cemento ecologico e l’impianto geotermico produce calore». Una prima gratificazione è già arrivata: l’opera compare tra i migliori cantieri segnalati dalla rivista di settore «Gyproc Live».