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 2017  luglio 23 Domenica calendario

Agente riacciuffa l’evaso che arrestò 20 anni fa

Ricercato da un anno, viene riconosciuto e arrestato per strada dallo stesso poliziotto che lo aveva ammanettato vent’anni prima.
Come Zenigata e Lupin nel cartone animato di successo. Ma nella vita reale le cose vanno diversamente rispetto al mondo dei cartoni, e così per una volta ad avere la peggio è stato il cattivo di turno, con l’onore del povero ispettore nipponico – sempre gabbato dal criminale di cui conosce ogni abitudine ma che non riesce mai a sbattere in galera una volta per tutte – vendicato da un suo collega capitolino in carne ossa. Ne sa qualcosa un romano di 56 anni, L. M., che ieri è tornato dietro le sbarre per una serie di incredibili coincidenze.
Il fatto: un paio di giorni fa in piazza Annibaliano un’auto civetta del commissariato Vescovio nota un uomo che cammina tra i tanti. Ma quel volto, pure in mezzo a molti, richiama l’attenzione di uno degli agenti. Occhi che si incrociano per un attimo, ma è più che sufficiente. Quasi un colpo di fulmine, tra opposti che si attraggono, come venti anni prima.
Pochi istanti ancora, e come fosse il cervellone della centrale operativa, dall’archivio della memoria del poliziotto in borghese spunta il responso: il passante che si allontana tranquillo è il ladro che lui stesso aveva arrestato vent’anni prima, con l’accusa di furto e ricettazione.
La fedina penale è nota. La faccia è conosciuta, dunque da tenere d’occhio. I poliziotti invertono la marcia ed iniziano a seguire il cinquantaseienne. Non lo mollano neppure quando sale su un autobus: il pedinamento, discreto ed a distanza, porta il terzetto in piazza Fiume.
Una volta rimesso a piede a terra, L. M., forte della sua esperienza, si accorge d’essere seguito da quell’utilitaria che si porta appresso per le piazze della Capitale. Cerca allora di dileguarsi.
Accelera il passo, prova a nascondersi tra le auto in sosta in doppia fila, ma l’ispettore dei suoi incubi, confermato nei suoi sospetti dal comportamento del Lupin de’ noantri, lo ferma. E i successivi controlli effettuati in questura danno esito positivo: il fuggitivo, che risultava essere evaso dai domiciliari nel corso del 2016, era ricercato da un anno.
Si era dato alla macchia per scansare un ordine di carcerazione del Tribunale di Sorveglianza di Roma ed evitare di finire a Rebibbia per scontare un’ulteriore condanna a cinque anni per furto, ricettazione e falso. Non aveva fatto i conti con la memoria, il destino e l’ispettore Zenigata. Stavolta Arsenio Lupin è finito dietro le sbarre.