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 2017  luglio 17 Lunedì calendario

Pavia turni in cucina, disegno e meditazione. «In comunità per riprenderci la vita»

La sveglia di solito è presto e alle sette del mattino risuonano già i rumori delle posate per la colazione, mentre tutt’intorno le risaie riflettono la luce del primo sole. In questo borgo in mezzo alla monotonia della campagna Pavese, c’è chi prova a uscire da un incubo di cui nessuno parla più, ma che è tornato a flagellare le vite di giovani e meno giovani attraverso droghe antiche e moderne di cui si è perso il controllo. L’insegna fuori dalle vecchie mura che circondano la cascina è gloriosa, «Saman», che in sanscrito significa «canzone» o «armonia»: comunità-associazione fondata da Mauro Rostagno, uno degli animatori di Lotta Continua negli Anni 70 poi assassinato dalla mafia negli Anni 80. Travolta dagli scandali negli Anni 90, la comunità ha saputo riprendersi e valorizzare il suo patrimonio di esperienze nella cura delle dipendenze. Oggi è una delle poche realtà laiche esistenti in Italia e si prende cura di 150 ospiti in sette diversi centri sparsi per la Penisola.
La giornata
Nella ex cascina di Belgioso alle porte di Pavia ci sono 25 ospiti, dai 22 ai 57 anni, uomini e donne, ristoratori ed ex marinai, laureati e non, commesse ed ex prostitute. La giornata per tutti inizia alle 7 e dopo la colazione e i farmaci, a turno ci si occupa della cucina, bagni, orto, lavanderia e falegnameria. Nel pomeriggio tempo libero per leggere, disegnare o fare sport e poi ancora attività di percezione corporea, meditazione, incontri con i terapeuti. Dopo cena, ancora socializzazione, l’ultima sigaretta e alle 23,15 luci spente.
Augusto da ristoratore è passato a fare il contadino: «Ho imparato ad occupare il tempo in maniera costruttiva con l’orto e la lettura. E soprattutto a confrontarmi con gli altri per non fuggire dai miei problemi. È una realtà molto cruda, non è un ambiente a cinque stelle, abbiamo camerate in comune e pochi agi ma è l’unica chance che ho per ripulirmi».
A metà strada tra la caserma e il monastero (vietato usare il cellulare, avere denaro e oggetti di valore che possono essere usati per comprarsi la «roba») ogni momento della giornata è in gruppo ed è scandito da regole: dopo il pranzo il responsabile del giorno legge quello che non ha funzionato.
Giovedì 13 luglio è stato il turno di Marco: dopo 15 mesi è uscito e si è rifatto di eroina e cocaina. Per lui, come in un gioco dell’oca, si torna al punto di partenza con la terapia e per due mesi oltre ad occuparsi della cucina gli sarà vietato ogni contatto con l’esterno.
La disintossicazione procede per fasi: nel primo mese ogni ospite scopre la propria motivazione e si compila un piano di colloqui terapeutici e di partecipazione alla vita comunitaria. Nei mesi successivi, con la «riscoperta di se stessi» e delle regole per mantenere l’astinenza, aumentano le libertà (visite, permessi a casa e internet) e la possibilità di uscire insieme ad un educatore.
Niente lavori sfiancanti ma le parole d’ordine sono socializzazione, meditazione e cura del proprio disagio. «L’inferno che c’è fuori l’hanno già conosciuto ed è difficile che fuggano da qui», spiega Achille Saletti, presidente di Saman: «Puntiamo sul reinserimento sociale e lavorativo curando l’accompagnamento emotivo. Quello che fanno ogni giorno è pensato per ottenere una maggiore consapevolezza rispetto al proprio bisogno di aiuto e poco alla volta “pulirsi” dalle sostanze e tornare e dormire tranquilli, sentire il proprio corpo e non avere più paranoie».
Il percorso
«Dai primi tiri di coca fino all’eroina e alla dipendenza da antidolorifici ho vissuto di cadute e risurrezioni – racconta Ambra, 46 anni, ex prostituta – Fino a quando ho capito che avevo perso la voglia di vivere. A quel punto ho chiesto di entrare in comunità».
In soffitta i metodi violenti e i soggiorni di anni (oggi la cura si è ristretta a 12-18 mesi) come accadeva una volta; si pratica «mindfullness» e si dà libero spazio alla conoscenza di sé e delle proprie passioni. «Ho praticato più di tremila ore di meditazione in questi anni, come allievo e oggi insegnante. Grazie alla comunità sono lucido da 2806 giorni» racconta orgoglioso Gaetano, che in questo tempo si è trasformato da tossico in Jack il pittore, riempiendo i suoi quadri dei colori del mare.