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 2017  luglio 17 Lunedì calendario

Low cost e dosi gratis. Ritorna l’incubo eroina

Sembrava relegato al passato degli Anni 70 e 80, invece l’incubo eroina è tornato. Ad un prezzo low cost di 5 euro al grammo. Ed è già un flagello: sono 205 mila quelli che l’hanno usata in Italia nel 2015, secondo l’osservatorio europeo delle droghe. Mentre per l’Ipsad (Italian population survey on alcohol and other drugs) gli eroinomani sono in realtà 300 mila.
Un numero prudenziale da incrociare, ad esempio, con i dati del servizio sanitario lombardo, che seguirebbe 54 mila persone per abuso. La maggior parte consumatori della «brown sugar» non più iniettata in vena, ma fumata o sniffata. E con la droga di strada, tornano a fiorire anche le comunità, dimezzate rispetto agli Anni 80 e di nuovo in ascesa negli ultimi tre-quattro anni.
Il mix
Dopo la demonizzazione dei tossici e la paura dell’Aids, ecco dunque tornare prepotente la «roba», perché chi è nato dopo il periodo buio degli Anni 80 non sa niente dei reietti che giravano in cerca della dose e di tutti i pericoli per la salute. Oggi l’eroina non è più presa da sola ma in mix che include cocaina, alcol o bombe chimiche varie, non sempre considerate illegali. È il cosiddetto «poliabuso» che colpisce a tutte le età: dagli adolescenti e agli over 50 anni. Giovani senza lavoro e professionisti. A ciascuno la sua droga: per i disperati l’eroina a 5 euro; per i professionisti in carriera, droga o anfetamine varie. Il fenomeno è ancora più grave per due motivi. Il primo: si abbassa sempre di più il prezzo della merce. Il secondo è l’età della prima dose: a 13 anni c’è già chi spende dai 5 ai 10 euro per la droga. E i pusher ora preferiscono la quantità, fidelizzando clienti che potrebbero drogarsi anche per 20-30 anni, generando in questo modo entrate costanti. Il principio attivo presente nella dose è sceso al 10/15 per cento. Il resto, come si dice in slang, è soltanto «taglio» di scarti della lavorazione che danno comunque dipendenza dopo appena un mese. Per questo il primo assaggio è spesso gratis.
Con il ritorno dell’eroina è cambiata anche la geografia dello spaccio. Spedizioni quotidiane dall’Albania, Turchia, Afghanistan e Sud America direttamente nelle piazze di Tor Bella Monaca e Pigneto, Colle Oppio a Roma o Scampia a Napoli.
Gli «outlet»
A Milano, facilmente raggiungibili in treno da tutto il Nord Italia, sono spuntati «outlet» alla stazione Rogoredo e al Parco delle Groane, trasformando la metropoli nella capitale italiana del fenomeno. Tanto da far studiare alla Regione Lombardia misure draconiane come il test del capello nelle scuole proposto come ipotesi una settimana fa dall’assessore alla Sanità Gallera facendo subito esplodere la polemica dei controlli.
I blitz
Periodicamente vengono fatti blitz e sgomberi in questi «outlet», ma tossici e spacciatori ritornano nonostante la spauracchio del carcere. Dietro le sbarre, il 34 per cento dei detenuti non a caso è legato alla droga, ma è tra le comunità di recupero che si avverte il ritorno del consumo di massa. Chi non è stato al passo con i tempi ha chiuso: da 29 mila utenti del 1994, si è passati agli attuali 12 mila raccolti in 600 comunità sparse per la Penisola. Per restare a galla è cambiato l’approccio, sono entrati educatori e psicologi portando nuove cure per «millennials» fragili, soli e senza lavoro. Nonostante la nuova professionalità (all’inizio erano solo volontari) si disintossicano in pochi: solo un terzo secondo le statistiche. Per gli altri cascarci di nuovo è facilissimo. In Lombardia sono circa un centinaio le comunità con 4500 posti letto. Per ogni paziente l’Asl rimborsa fino a 61 euro al giorno. Trent’anni dopo la nascita dei primi centri, sono ancora questi luoghi ad essere in prima linea per cercare di ridurre il danno.
«La droga è diventata normale nella nostra società e l’eroina è tornata come tranquillante. Allora era il simbolo della disperazione oggi è lo sballo a poco prezzo», dice don Antonio Mazzi, fondatore dei centri Exodus, da quasi 40 anni in trincea contro gli stupefacenti: «La via comunitaria è la più sbagliata: una volta che l’abbiamo imbottito di tranquillanti il nostro paziente esce e ci ricasca».
Il recupero
Così si punta sullo sport ed esperienze di volontariato, affiancando tutor in grado di aiutarli anche fuori o mentre continuano a vivere in famiglia. Gli abbandoni e le ricadute continuano ad essere un limite e allora meglio puntare sulla prevenzione durante il week-end e la notte. «Dobbiamo risolvere il disagio profondo di chi incappa nella droga senza farli diventare malati ad ogni costo – conclude Don Mazzi – il resto è secondario».