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 2017  luglio 16 Domenica calendario

La solitudine di Aru al Tour

Ha la faccia stanca. Provata. È la prima volta dall’inizio del Tour che lascia quest’impressione. Sullo strappo finale di Rodez, in 29 fanno meglio di Fabio Aru e quando il sardo arriva ad attenderlo c’è il massaggiatore Cristian Valente. «Ho perso la maglia gialla?», sussurra il sardo. Per qualche istante non si capisce, tanto è vero che Fabio fa per ritornare nella zona del podio. Poi è il maxischermo piazzato al traguardo che lo illumina: la classifica generale lo piazza al secondo posto a 19” (poi corretti a 18”) da Chris Froome. E allora il campione d’Italia dà appuntamento al bus, dove farà i rulli per qualche minuto e dirà: «Ero indietro. Troppo indietro. Così ho fatto uno sforzo grosso per riaccodarmi e quando ho accelerato… ho preso il buco. Stavolta è successo a me, un’altra volta potrebbe capitare a qualcun altro».

FINALE Si chiama Côte de Saint-Pierre la rampa finale che porta al traguardo di Rodez. Sono 570 metri al 9,6% di pendenza. Un finale da classica che nel 2015 – in una giornata di caldo bestiale – esaltò Greg Van Avermaet: il belga fu capace di battere Peter Sagan. Stavolta lo stesso Van Avermaet è stato infilato da Michael Matthews (seconda vittoria di fila per la Sunweb dopo Barguil a Foix), con Boasson Hagen terzo e Gilbert quarto. Uomini da classiche, si capisce: e non è certo da buttare il sesto posto del nostro Sonny Colbrelli, che al Tour è al debutto. Il ‘guaio’ è che il finale ha esaltato anche Chris Froome: Sky ha preparato e realizzato perfettamente una imboscata (ne parliamo a parte), e negli ultimi 500 metri il capitano è andato 6,6 km più veloce rispetto ad Aru. Si era visto già prima dello strappo, intorno ai meno 5 km, che Fabio era troppo indietro, e i rivali non gli hanno dato scampo: addio maglia gialla.

DISCUSSIONI Ma perché il sardo era piazzato male? «Capita. Sono situazioni di corsa. L’importante è continuare per la propria strada, recuperare le forze. Con le salite che ci aspettano, non tutto è perduto. È chiaro che la maglia avrei preferito tenerla, ma è andata così. Il gruppo si era già spaccato a un chilometro e mezzo dalla fine, sono rimasto indietro. Ho richiuso, ma era troppo tardi. I secondi di ritardo da Froome adesso non sono pochi, ma neanche tantissimi. Io ritengo che il Tour sia ancora abbastanza aperto». «È dipeso dal fatto che non avevi la squadra, Fabio?», gli viene chiesto in maniera diretta. «È stata una cosa che capita, e quindi adesso andiamo avanti così».

BANCO Inevitabile che il tema della solitudine di Fabio (che non è andato alla televisione francese per la trasmissione post-tappa, dove avevano organizzato un collegamento telefonico con Vincenzo Nibali) tenga banco nel dopo-corsa. Così come è normale che mai si sentirà dire in pubblico una parola in tal senso dal sardo, che quando ha qualche osservazione da fare sulla consistenza del team aspetta di farlo in privato. Tra le opinioni, da registrare quella del tre volte vincitore del Tour de France Greg Lemond, che ha detto: «Fabio mi è sembrato stanco. Ha sofferto, e non aveva maglia Astana intorno. Non potevo crederci che ai 2 chilometri non fosse davanti, ha perso molto tempo per niente. Certo, adesso avrà meno pressione visto che ha perso la maglia gialla ma se io fossi nel team Sky cercherei di ‘finirlo’”. Il riferimento è alla frazione odierna, che parte in salita e non ha un metro di pianura. «Attaccherei subito e poi vediamo che cosa succede», conclude Lemond.

LARGHE Aru comunque ha le spalle larghe. L’equilibrio non gli manca. Sarebbero dovuti essere il danese Michael Valgren e il kazako Andrey Zeits i due uomini deputati a tenerlo il più possibile davanti, ma non è andata così. E i colleghi danesi hanno riferito queste parole di Valgren: «Con Fabio ci siamo persi quattro o cinque volte. Non so se per colpa nostra o colpa sua». Ma se Fabio non aveva di certo vinto il Tour dopo Foix, altrettanto certamente non l’ha perso ieri. Non cedere di un millimetro oggi e sferrare l’attacco sulle Alpi, tra mercoledì e giovedì: si può (ancora) fare.