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 2017  luglio 16 Domenica calendario

Zenga: «I grandi colpi obbligano Montella a vincere. Nerazzurri, serve un nome per entusiasmare»

Walter Zenga il giramondo: dove si trova ora?
«Nessuno indovinerebbe: alla Triennale di Milano con i miei bambini».
Ma «casa» per lei dov’è?
«Vivo a Dubai, ma la mia casa sarà sempre Milano, anche se qui un tetto non ce l’ho più».
Lei è fermo. L’hanno cercata dalla Cina?
«A differenza di tanti che aspettano la chiamata, in Cina ci sono andato di persona, per prendere contatti, vedere il movimento. Ma la cosa più importante dopo le delusioni di Samp e Wolverhampton è stata fermarmi a riflettere su alcuni errori e su altre cose. Il calcio in un nanosecondo ti sputa fuori ma anche ti riprende. Vediamo che succede».
Ha vissuto tante Milano calcistiche. Ora quella «cinese» come la vede?
«Mi viene da sorridere, perché io in via Sarpi a Chinatown ci ho anche vissuto. Vorrei dire che coi cinesi ci vuole pazienza. Ma la realtà è che i primi a non averne sono proprio loro: vogliono vincere».
Il Milan che sta nascendo ne è la dimostrazione?
«Sì, se prende anche una grande punta allora Montella avrà quasi l’obbligo di vincere e non sarà facile. Le aspettative salgono».
Bonucci in rossonero l’ha colpita?
«Mi verrebbe da dire che non ci credo finché non lo vedo in campo. Grande colpo dal punto di vista tecnico, scioccante da quello “affettivo”».
La vera anti Juve rischia di diventare il Milan?
«No, per me resta il Napoli, che è fortissimo e ha una base di tre anni su cui ripartire. Il suo gioco ha divertito, ma di fatto ha portato zeru tituli, come direbbe il mio amico Mourinho. Anche per Sarri è venuto il momento di vincere». 
Gli interisti fanno bene a preoccuparsi?
«Siamo a metà luglio e forse è ancora presto. Però è comprensibile una certa agitazione. L’anno scorso sono stati spesi tanti soldi, ma molti giocatori non hanno reso come dovevano. Adesso l’Inter ha l’obbligo di comprare e fare risultati: serve un colpo importante, anche per riportare entusiasmo nel derby a distanza col Milan».
Spalletti è comunque l’uomo giusto per il rilancio?
«Non so se sia l’allenatore giusto. Ma dopo Inter-Roma disse che gli ex interisti erano andati tutta la settimana in tv a fare certi discorsi. Mi auguro che adesso possa apprezzare tutto il lavoro degli ex interisti in televisione». 
Un altro grande colpo del Milan è stato tenere Donnarumma, non trova?
«Stiamo parlando di un ragazzo di 18 anni che per tutti fino all’altroieri era Gigio. E adesso è diventato Donnarumma, quello da 6 milioni l’anno. E questo cambia le prospettive. Lui è bravo, ma ha pur sempre 18 anni e i suoi errori li ha commessi come tutti».
In cosa può migliorare?
«È impossibile pensare che non abbia margini di miglioramento. L’unica cosa che mi permetto di sottolineare però non è tecnica: un secondo portiere leggermente più competitivo di suo fratello gli avrebbe fatto meglio. Il quadretto famigliare è bello, ma professionalmente non aiuta. Per la grinta, per il confronto, per tutto quello che un secondo di esperienza come lo stesso Storari gli potrebbe dare».
Quel che è certo è che la scuola italiana dei portieri resta al top, o no?
«Sì ci sono tanti giovani bravi. Ma non capisco perché Brignoli che ho avuto alla Samp non gioca in A».
È anche il calciomercato dei social: ci fossero stati ai vostri tempi se ne sarebbero viste delle belle come oggi?
«Anche molto di più. Ma i ragazzi andrebbero mandati a scuola di social: le parole che scrivi restano, sembra quasi che non ci metti la faccia».
I giocatori oggi sono più immaturi di un tempo?
«Non voglio fare la figura del dinosauro. Ma il fatto di non avere cellulari e internet ti obbligava a fare scelte costanti anche nella quotidianità. E scegliendo ti formavi un carattere. Oggi è tutto diverso e io che ho 57 anni e ho due bambini di 7 e di 5 devo mantenermi fresco di mente e adattarmi. Se un allenatore non si mette al passo e non si aggiorna, finisce».
Il futuro di Totti da dirigente come può essere?
«A questi livelli deve imparare almeno una lingua straniera, immedesimarsi con umiltà, capire che il mondo non è solo il giardinetto romano. Andare a scuola da Monchi è una scelta intelligente». 
Il ritorno di Cassano, che lei ha avuto alla Samp, che riflessioni le fa fare?
«Sono contento per lui, mi piacciono quelli che non vogliono mollare mai».
La Nazionale ha un bel futuro o rischia di «bucare» il Mondiale?
«Il rischio esiste, ma sono ottimista. Abbiamo una squadra giovane, interessante».
Jacopo e Andrea i suoi figli attaccante e portiere tra i dilettanti come se la cavano?
«Jacopo ha fatto 140 gol tra i dilettanti, gioca ancora e sta bene così. Andrea ha smesso da poco: hanno sempre deciso in autonomia».
Lei che sogni ha ancora come allenatore?
«Sono motivato a fare la mia strada. La curva è stata lunga, ma sta finendo e tornerò presto. Ho 57 anni ma me ne sento 10 di meno. Invecchiamo tutti, ma l’importante è come lo fai».