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 2017  luglio 16 Domenica calendario

Il macchinista romano chiuso in casa, il muro dei colleghi. «È stato un errore, sono devastato»

«È vero, non dovevo mangiare in servizio, so che ho sbagliato e sono devastato per quello che è successo a quella donna. Ma nel video si vede anche che guardo due volte nello specchietto, non sono stato avventato. La signora ha fatto una manovra strana salendo e scendendo, il sistema di sicurezza non mi ha segnalato niente e sono ripartito. Ora la cosa più importante è che lei guarisca presto». 
Gianluca Tonelli è indagato ma non ha provvedimenti disciplinari a suo carico. In teoria potrebbe essere in servizio ma, da quando circolano le immagini dell’incidente, si è chiuso in casa a Ostia. I colleghi fanno scudo («è un conducente esperto e responsabile») e la moglie respinge ogni contatto. Il suo stato d’animo filtra a fatica. 
Il video in cui il convoglio della Metropolitana B trascina lungo la banchina di Termini la bielorussa Natalya Garkovich sembra essere un atto d’accusa. «È stata una fatalità», insiste lui, roso dai sensi di colpa. «Facciamo turni massacranti, cinque ore senza una pausa per andare in bagno, il caldo, il poco ossigeno in galleria. Ho sbagliato, ma altre cose sono andate storte». 
La sera di mercoledì, come da un anno a questa parte, l’uomo è alla guida di un Mp100, treno progettato negli anni 80 e ancora in servizio. Le 20.30, una giornata torrida, la folla di gente sudata sulla banchina in direzione sud, Laurentina. Il macchinista avvicina due, tre volte a sé un portavivande con la cena da casa. E, tra un boccone e l’altro, alza lo sguardo verso il deflettore a controllare salita e discesa dei passeggeri. Un gesto automatico, quasi distratto («Non voglio giustificarlo, ma va capito. Magari poteva portare un panino», dice Claudio De Francesco del sindacato Faisa Confail). Poi il macchinista ripone la vaschetta ed esce dall’inquadratura, dove irrompono la donna trascinata e i testimoni atterriti. A bordo tirano la leva d’allarme (non c’è il freno di emergenza), il treno si ferma alla stazione successiva, la 43enne chissà come si salva. 
Ogni conducente, secondo le norme Atac, si assume la responsabilità delle condizioni di sicurezza del treno prima di prenderne i comandi. «Molti convogli non dovrebbero partire, ma li guidiamo per senso di responsabilità», è la frase ricorrente tra i colleghi andati a trovare Tonelli. La lista di lagnanze è lunga e alcune riguardano anche questo caso. I deflettori obsoleti, ad esempio. Sono di 10 centimetri per 20 e non inquadrerebbero a dovere l’ultimo vagone. O il blocco porte che si attiva in caso di ostacoli che impediscano la chiusura: è tarato sullo spessore del polso di un bambino, il «caso scuola» per la sicurezza dei passeggeri. Ma il manico della busta che imprigionava Natalya è più sottile e non è stato rilevato. I monitor nella cabina di pilotaggio, forse, avrebbero aiutato.