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 2017  maggio 26 Venerdì calendario

La Francia regina dei pop-corn

Ecco, finalmente, un’eccellenza economica della vecchia Francia agro-industriale che si regge in gran parte sugli aiuti della Pac, la politica agricola comunitaria (9,5 miliardi di euro all’anno su 18 di trasferimenti pubblici: vedere l’inserto di ItaliaOggi, AgricolturaOggi, del 24 maggio scorso).
Ed è un’eccellenza che fa quasi sorridere. Perché uno pensa al vino, alla zootecnia, al paté de canard e poi si scopre che la Francia è il primo produttore europeo di popcorn.
I numeri fanno impressione: l’80% dei sacchetti di popcorn venduto nei cinema di tutta Europa; il 40% dei consumi del Vecchio continente, sommando sale cinematografiche, caffè, locali, supermercati; 40 mila tonnellate all’anno di mais soffiato che si trasformano in 200 milioni di sacchetti colorati e con il marchio di centinaia di aziende commerciali: ecco, tutto questo arriva da qui.
Per l’esattezza da un paesino di 126 abitanti alle pendici dei Pirenei, Bézéril, nel dipartimento di Gers, dove, una trentina d’anni fa, una famiglia di immigrati tedeschi, la famiglia Ehmann, ha costruito prima una fabbrica per la lavorazione dei semi di colza e di girasole, poi ha scoperto il mais (dopo un viaggio nelle piantagioni del Kansas, racconta Michel Ehmann, l’ultimo della famiglia che ha studiato agronomia) e si è lanciata nel business del popcorn: Nataïs è il nome dell’azienda che ora ha anche un sito che racconta tutto il processo produttivo e il sistema di conferimento del mais prodotto in tutta la Francia e spedito qui per diventare popcorn (l’indirizzo è, ovviamente, www.popcorn.fr).
Erano i primi anni 80 e la moda dello sgranocchiamento dei chicchi di mais soffiato (una trovata americana di un secolo prima, del 1885 secondo certe leggende commerciali) stava cominciando a diffondersi. Gli Ehmann hanno avuto fiuto e oggi dal loro impianto di Bézéril, che funziona a ciclo continuo, tre turni al giorno, escono 300 sacchetti al minuto, due terzi con il marchio delle aziende clienti (tutti i grandi nomi della food industry) e un terzo con il marchio Nataïs. Sommando vendite dirette e vendite per conto terzi si arriva a 40 milioni di euro di fatturato.
Con l’obiettivo di raddoppiarlo e di arrivare a 300 milioni di sacchetti all’anno entro il 2020. Per questo gli Ehmann hanno cominciato a esportare in Cina e in Giappone e hanno appena inaugurato una fabbrica (tecnologicamente niente di speciale, un gigantesco essiccatoio dei chicchi di mais) in Sudafrica per servire tutto il mercato del continente.
Ma la quantità, come si sa, non è tutto. Nataïs ora punta alla qualità, cioè all’innovazione che, in questo caso, significa produrre pop-corn con i sapori più impensati: per esempio aromatizzati al gusto di paté de canard che è il massimo della gourmandise francese. Se è lecito il paragone, si può dire che Nataïs è diventata la Nutella del popcorn.
Con qualche problema con le associazioni dei consumatori: pedaggio inevitabile da pagare quando, partendo da un villaggio dei Pirenei, si diventa dei (piccoli) colossi dell’agro-alimentare. Le associazioni dei consumatori hanno denunciato che il popcorn di Nataïs è trattato con olio di soia e di cocco idrogenato e con una serie di sostanze chimiche per evitare che diventi rancido troppo in fretta. E hanno fornito l’elenco: gallato di propile, che è un potente (troppo?) anti-ossidante utilizzato nell’industria cosmetica; il diacetile, una molecola autorizzata dalla Commissione europea ma che si usa anche negli spray anti-zanzara. Ma nessuno ha mai fatto un’indigestione da popcorn. Il re francese del mais soffiato può continuare a produrre i suoi 300 milioni di sacchetti all’anno.